domenica 30 dicembre 2012

Lettera aperta ad Antonio Ingroia

“Cambiare Si Può” doveva essere un'altra cosa.


Una cosa diversa dai grandi partiti che guardano dall'alto dei sondaggi e anche da quelli piccoli che (sotto un nuovo nome) vorrebbero riproporre le vecchie facce, come pure da ciò che oggi il magistrato Ingroia (degnissima persona) propone ai cittadini italiani.


Una cosa “altra”, partecipata e democratica.

Sicuramente con molti limiti, ma con il grande pregio di non doversi piegare alla matematica elettorale (“quale parola, quale simbolo, quale vana promessa mi porterà più voti?”) o ai personalismi.
Per questo quando ho visto il nuovo simbolo elettorale ho provato una cocente delusione e la necessità di scrivere una lettera aperta al magistrato novello politico.


Per chi volesse perdere due minuti: Lettera aperta ad Antonio Ingroia

Cambiare si può, ma è tanto difficile


L’hotel Nazionale a due passi da Montecitorio ha davanti all’ingresso un gruppetto di persone vestite di scuro, tutti uomini, che parlano a voce bassa fra loro, sembrano  in attesa, vegliano compiti, come se ci fosse da qualche parte un morto. E forse c’è.

L’hotel Nazionale ha dei bellissimi bagni puliti e accoglienti e questo è sicuramente un pregio per chi si trova viandante. Poi ha delle stanze adibite ad “incontri” ma per trovarle bisogna scendere le scale e scendere scendere finché il fuori diventa davvero lontano e la stanza/cantina si presenta senza finestra con un odore di stantio forte, un tavolo con sopra degli avanzi di un precedente incontro, l’aria è gravida di parole precedenti e abbastanza insopportabile. Posaceneri bicchieri. Leonluca Orlando si mette a sparecchiare e invece di apparire un gesto normale chissà perché ha del grottesco. Ci sediamo e già mi sento seduta  in punta alla sedia. C’è qualche cosa di anormale in quel posto, forse l’aria viziata, la tappezzeria chissà? Sono lì con i miei due compagni di merende, tutti e due arrivano dalla provincia Granda da Cuneo e con me che arrivo dalla valsusa siamo abbastanza fuoriposto. Anche nei vestiti, mi sembra, nel modo di stare a quel tavolo. Non capisco se è un disagio o una forza. Ingroia comincia a parlare, parla parla di cose talmente ovvie che mi chiedo dove sta il trucco. Aspetto, come dal dentista, che arrivi il momento del trapano, perché è chiaro che deve arrivare. Percepisco comunque che la vicenda è già ben avanti, anche il simbolo c’è e verrà depositato. Penso al “nostro” che non abbiamo ancora votato ma che mi piace tanto: cancelletto. Percepisco che ci sono altre cose che non quadrano. Poi finalmente viene fuori: il famoso passo indietro non solo non è stato fatto, ma se l’hanno fatto (i partiti) è stato per prendere la rincorsa e farne due in avanti, azzannati alla gola. Eccolo là. Ingroia che pure non riesce a sembrare una cattiva persona cerca di convincerci che il famoso passo indietro significa…capisco che siamo nella stanza dei sortilegi. Le parole hanno altro significato, tutto ha altro significato e lo spiega bene Leonluca Orlando che si dichiara contro i partiti che sono morti ma proprio per questo sono in grado di far vivere altri morti. E la sua faccia è la più giusta che si potrebbe trovare per interpretare queste storie, una maschera tragica dirà Marco.

Poi parte Livio Pepino e finalmente le parole tornano ad avere un senso, toglie l’anestesia e il trapano comincia a far male, se dobbiamo toglierci sto dente. Poi parlo io (mi ero chiesta se sarei intervenuta), ma in quella situazione o muoio senz’aria oppure devo dirlo quello che ho sullo stomaco. Devo dirlo che sono dei sepolti vivi che sono lontani anni luce dalla gente che che che… Mai come in quel momento mi sento di appartenete ad una storia fatta di montagne, di provincia. Mi sento perfino un po’ grezza, ruvida, ma se perdo lo slancio ho paura che mi acchiappano e mi avvolgono nelle loro non parole- nei loro mancati significati, nelle loro paraculate analisi: Ma di cosa stiamo parlando? Poi parla Marco e affonda anche lui il coltello, senza sosta, senza pietà. E poi ancora Livio e poi ancora io e poi ancora Marco. Ingroia si toglie la giacca, suda, sbianca. È chiaro che non se lo aspettava. Non sa che pesci pigliare cerca di convincerci che i due passi indietro in realtà significavano…Ma siamo irremovibili, fieri di essere così irremovibili, di fatto gli abbiamo girato il tavolo. Siamo i –garanti- di un mare di rompicoglioni che abbiamo lasciato a casa in molte case di molte province e ormai sono nostri parenti, appunto insopportabili. Non si arretra di un solo passo anzi, si aumenta la dose perché nella mattinata abbiamo portato a casa un bel bottino gli amici di “Su la testa” e adesso abbiamo anche loro insieme. Il resto della storia è tutta da scrivere. Dovevamo rivederci e avere una risposta nel pomeriggio, ma si chiudono dentro, nella stanza senza finestre per decidere sul cosa fare. Intanto non c’è stato neppure il tempo di sentire il contraccolpo che cominciamo a fantasticare….a sentirci stranamente –leggeri- forse niente succede per caso. Forse abbiamo scampato un bel pericolo. Siamo scesi nell’oltretomba per renderci conto che siamo vivi. È una soddisfazione

– Chiara Sasso- 29 dicembre 2012



...grazie Chiara, e grazie anche a Pepino e Revelli: la coerenza esiste ancora.

venerdì 28 dicembre 2012

Lettera aperta alla consigliera provinciale Vicinelli

Gentile consigliera Vicinelli,

   ero presente lunedì 17 al Consiglio Provinciale in cui si è discusso del Piano Interprovinciale dei Rifiuti e sono una di quelle persone che si sono alzate e sono uscite durante il Suo intervento.
Provo a spiegarLe il perché.

Lei fin dal principio ha parlato di “modernità beffarda”, di spreco di cibo, acqua e carta, tecnologia dannosa ed economia che genera guerre. Tutte cose giustissime, ma il tema da discutere era un altro: i tumori causati dagli inceneritori.
Lei ha tacciato di demagogia un voto contrario al PIR e di integralismo i “veri ambientalisti”, eppure qui si parlava, dati alla mano, di salute più che di ambiente.

In altre parole, il Suo intervento sembrava trattare di altro, non entrando nel merito del problema (per chiarezza: gli inceneritori aumentano sensibilmente l'incidenza dei tumori nella popolazione residente nella zona limitrofa – numerosi gli studi al riguardo che Lei sicuramente conoscerà senza che io li debba qui ricordare).

A questo punto i “dati certificati” in Suo possesso mostravano un incremento dei rifiuti.
Un consigliere prima di Lei (non ricordo il nome) aveva appena parlato di una diminuzione dell'11% a gennaio 2012, mentre i dati in possesso dei Comitati parlavano di riduzione dei rifiuti negli ultimi anni, con un lieve aumento solo nel 2010. La giunta aglianese aveva mosso questa critica al PIR, sostenendo che la stima della quantità di rifiuti prodotti fosse gonfiata, e lo stesso Piano considera i dati di produzione dei rifiuti fino al 2008, mostrando una diminuzione negli ultimi due anni.
Forse ci sono dei problemi con la certificazione dei dati?

Mi sono alzato e sono andato via perché mi sentivo preso in giro (non solo da Lei, su questo è in buona compagnia).



Mi sono preso poi la libertà di riascoltare per intero il Suo intervento, e ho scoperto che Lei reputa vantaggioso l'utilizzo delle stoviglie usa e getta nelle scuole: ma così aumentano i rifiuti e non si educa nessuno.
Riporto un paio di passaggi che mi sono sembrati cruciali nella loro drammaticità:


«Secondo i dati della vigente normativa europea e nazionale la gerarchia dei rifiuti prevede nell'attuazione della gestione questo ordine: prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento»

E perché si approva un piano che prevede come punto centrale il passaggio da 60 mila a 280 mila tonnellate di incenerimento? Perché non si stanzia la maggior parte dei fondi per strutture di riciclaggio o per politiche di riduzione dei rifiuti?


«Mi piace citare o ricordare se vado a mente, ciò che ha detto l'assessore poc'anzi, cioè mi pare che abbia detto “noi non siamo qua per fare scelte o per portarle avanti solo perché le abbiamo scritte”»

Ma allora Le chiedo: a cosa serve scrivere, programmare, firmare, approvare se poi non c'è niente di certo? Forse questa frase spiega perfettamente perché la maggioranza della popolazione reputa i politici dei parolai.


Concludo con un'ultima citazione:

«non è orientato a una diminuzione, ma a un contenimento dei rifiuti fino a una loro stabilizzazione»

Quindi anche Lei riconosce che il PIR non aiuta a risolvere il problema dei rifiuti.



Credo che capirà a questo punto anche l'espressione “Fate schifo!”*: avete approvato la conversione dei rifiuti in tumori, discutendo su dati ballerini e di argomenti non inerenti.
Quello che abbiamo visto da fuori è stata una presa in giro, dove i consiglieri si sono arrampicati sugli specchi per difendere una decisione già presa dai Partiti, fino al ridicolo della consigliera Monari che per non votare NO esce dall'aula (responsabilità?).


Le auguro di riuscire a sopportare il peso della scelta che ha fatto, anche quando (magari tra una ventina d'anni) sarà chiaro che gli inceneritori da voi approvati oggi avranno causati malati e morti.



Cordiali saluti.


Enrico Guastini


*: “Fate schifo!” era stato urlato all'indirizzo dei consiglieri provinciali da parte di una delle persone che sono uscite dall'aula durante l'intervento della consigliera Vicinelli

giovedì 20 dicembre 2012

Imbroglio alla luce del sole

È stato approvato il Piano Interprovinciale Rifiuti
dell'ATO Toscana Centro

(Invio un lungo intervento per cercare di dimostrare che, a mio parere, è "un imbroglio alla luce del sole",
sperando che sia pubblicato dai blog a cui l'invio, o che sia raccolto qualcosa in eventuali articoli
di giornalisti che non si fanno condizionare dal sistema di potere politico/economico in Toscana).

di Giuliano Ciampolini

Ieri [lunedì 17 dicembre, ndr], insieme a diverse altre persone che vogliono una politica diversa e moderna sui rifiuti (che, ovviamente è tale se si propone di smaltire - come stabilisce la legislazione esistente - i rifiuti solidi urbani nel territorio dell'ATO di riferimento, evitando di esportarli in altri territori della Toscana, dell'Italia o dell'Europa, anche perché l'esportazione ha due conseguenze negative: aumenta ulteriormente l'inquinamento ed i costi economici),  ho ascoltato il dibattito svoltosi nel Consiglio Provinciale di Pistoia e che si è concluso con l'approvazione, a maggioranza, del Piano Interprovinciale Rifiuti dell'ATO Toscana Centro (cioè dello strumento di pianificazione delle scelte per affrontare il "problema rifiuti" nel territorio che comprende le province di Firenze, Prato e Pistoia, dove risiedono un milione e mezzo di persone).

Dagli interventi dei Consiglieri Provinciali ho ricavato le seguenti impressioni:

1) I Consiglieri del Pd si sono arrampicati sugli specchi nel dichiarare la propria sensibilità ambientalista, concludendo i propri interventi con l'approvazione di un PIR che prevede la quintuplicazione dell'incenerimento (dalle attuali 60.000 tonnellate annue a 280.000 tonnellate annue che saranno incenerite nel 2015, dopo aver speso oltre 300 milioni di euro per potenziare l'impiantistica inceneritorista): insomma, i Consiglieri del Pd (per disciplina partitica o per convinzione) hanno ritenuto inevitabile una scelta che contribuirà ad un ulteriore peggioramento della qualità dell'aria in un'area metropolitana dove è già pessima, con conseguente riduzione della salute dei cittadini (mentre le tariffe inevitabilmente aumenteranno, perché questa è la garanzia necessaria per ottenere dalle banche i 300 milioni di euro, da restituire con gli interessi nei prossimi decenni).
Anche il Sindaco di Sesto Fiorentino (del Pd), che in passato aveva accettato di dare il via libera alla costruzione dell'inceneritore di Case Passerini (al confine con Campi Bisenzio), ha questa consapevolezza: infatti, visto che nell'aeroporto di Peretola vogliono fare la nuova "pista inclinata" verso Sesto (che porterà gli aerei in arrivo e in partenza a passare sopra Sesto, con il conseguente aumento dell'inquinamento), ora si è messo di traverso alla costruzione dell'inceneritore ritenendo inaccettabile una prospettiva di notevole aumento dell'inquinamento dell'aria derivante dal nuovo inceneritore e dalla pista inclinata.

2) I Consiglieri del Pdl (cioè di un partito che, a livello nazionale e regionale, condivide come il Pd la scelta di aumentare l'incenerimento) hanno sostenuto argomentazioni contrarie al PIR che potevano sembrare quelle più coerentemente di sinistra e ambientaliste presenti nel Consiglio Provinciale di Pistoia e hanno votato contro (ma, a mio parere, è evidente la strumentalità propagandistica della posizione che hanno assunto e infatti non hanno niente in contrario alla costruzione dell'inceneritore a Case Passerini).

3) Sugli interventi, sui silenzi e sul voto dei Consiglieri Prc e Idv, ho difficoltà a pronunciarmi, perchè mi viene da pensare che sarebbe come "sparare su una croce rossa" e per di più scassata e destinata a fermarsi.

Detto questo, voglio rispondere a 3 mistificazioni dell'Assessore Rino Fragai (ed a tutti i sostenitori del PIR che è stato approvato):

1) Le 70 Osservazioni critiche (e molto argomentate) che sono state presentate da alcuni partiti (Sel, Prc, Idv), da alcune Associazioni (Wwf, Italia Nostra, Medicina Democratica, ecc.), da diversi Comitati e anche da alcune persone (anche dall'architetto Simone Larini che ha contribuito alla progettazione di circa 12 Piani Provinciali sui Rifiuti in Lombardia e in Veneto, dove ci sono le esperienze più avanzate e moderne: una di queste - quella del Consorzio Priula in provincia di Treviso - viene visitata da tutta Europa, ma i Presidenti delle Province di FI, PO, PT non hanno avuto la curiosità di visitarla, perché - appunto - la loro scelta inceneritorista si può definire di tipo "ideologico") non è vero che sono state parzialmente accettate: la controprova è la conferma della quintuplicazione dell'incenerimento (che era la scelta fondamentale del Piano adottato il 13 febbraio 2012 e questa scelta è rimasta identica nel Piano approvato dai Consigli provinciali del 17 dicembre 2012.
Una delle argomentazioni che fanno dire a Fragai di aver "parzialmente accolto" alcune Osservazioni è quella di aver sostituito i dati sulla quantità dei rifiuti nel 2009, con i dati sulla quantità dei rifiuti nel 2010: è proprio su questo che ritengo legittimo parlare di un Piano che è "un imbroglio alla luce del sole". Le scelte sugli impianti da potenziare o da costruire non si basano sulla quantità dei rifiuti del 2009 o del 2010, ma sulla quantità dei rifiuti prevista nel 2015.
Di conseguenza, un minimo di ragionamento logico, porta a due previsioni molto diverse sulla quantità dei rifiuti solidi urbani nel 2015:
- Se è sincera la volontà di generalizzare la raccolta differenziata porta a porta (anzi, per pragmatica cautela, aggiungo io che basterebbe generalizzarla, entro il 2015, a un milione sul milione e mezzo di residenti nelle tre province) come dimostrano ampiamente tutte le esperienze dove è stato realizzato il sistema di raccolta domiciliare, la quantità dei RSU nel 2015 calerà da un milione di tonnellate annue a meno di 800.000 tonnellate annue (da cui va tolto almeno il 65% di raccolta differenziata) e quindi l'impiantistica da prevedersi per il 2015 per la parte dei rifiuti non riciclabile dovrebbe avere una potenzialità complessiva di circa 200.000 tonnellate annue.
- Se invece non è sincera la volontà politica di generalizzare il sistema di raccolta porta a porta (come io penso, perché è stato scelto di finalizzare la maggior parte delle risorse finanziarie al potenziamento dell'impiantistica inceneritorista), non sarà realizzato il 65% nel 2015 (e il 70% nel 2017) di raccolta differenziata di qualità (cioè effettivamente riciclabile) e quindi solo per questa "non sincerità" può diventare "necessaria" una parte dell'impiantistica inceneritorista prevista e scelta nel Piano che è stato approvato dai Consigli Provinciali.

2) La piccola novità che è stata inserita nel Piano Interprovinciale Rifiuti è un Osservatorio Interprovinciale per effettuare il monitoraggio sulla quantità dei rifiuti nel corso dei prossimi anni, che - dice Fragai - "consentirà di procedere ad un riallineamento dell'impiantistica prevista nel PIR che è stato approvato": anche questa, a mio parere, è una mistificazione e non solo perché se quasi tutte le risorse finanziarie verranno assorbite dalla quintuplicazione dell'impiantistica inceneritorista... non sarà realizzato il 65/70% di raccolta differenziata riciclabile, ma anche perché dopo aver ottenuto i mutui, fatti i bandi di gara e iniziata la costruzione di quell'impiantistica inceneritorista, non sarà possibile dire alla banche "fermiamo i lavori in corso e non vi restituiremo i mutui che abbiamo ottenuto e anche speso nei lavori di costruzione gia realizzati".

3) Può darsi che sbaglio, ma immagino che il Comune di Agliana (prevedendo che il Comune di Sesto F. si sarebbe messo di traverso alla costruzione dell'inceneritore di case Passerini) ha fatto una mossa tattica (pensando di evitare così l'ulteriore potenziamento dell'inceneritore di Montale da 150 T/giorno a 225 T/g), mettendo come condizione non solo l'esito positivo delle indagini in corso di Arpat e Asl, ma anche l'effettivo avvio della costruzione dell'inceneritore di Case Passerini, ma aver accolto questa Osservazione nel PIR, a mio parere è un'ulteriore mistificazione sulle previsioni impiantistiche: perché se verrà davvero realizzato l'inceneritore di Case Passerini e se fosse sincera la scelta di realizzare il 65-70% di rifiuti differenziati riciclabili, allora non solo diventerebbe inutile l'ulteriore potenziamento dell'inceneritore di Montale e di altri piccoli inceneritori (potenziamenti assurdi anche da un punto di vista esclusivamente economico, perché i costi dei filtri per fermare, per quanto possibile, le emissioni inquinanti e dei controlli che oggi sono indispensabili non consentono di chiudere i bilanci economici in pareggio nella gestione di inceneritori che bruciano meno di 400 T/giorno) ma si determinerebbe un eccesso di potenzialità inceneritorista che porterebbe a due possibili conseguenze: o importare rifiuti da incenerire dal resto della Toscana e dell'Italia, o chiudere i piccoli inceneritori (e questa sarebbe l'unica possibile conseguenza positiva di un PIR che a mio parere contiene previsioni che sono "un imbroglio alla luce del sole"). 

Rimane un interrogativo sui cittadini italiani: continueranno a votare partiti e candidati, nelle varie elezioni politiche o amministrative, a prescindere dalle scelte programmatiche che fanno e dalla coerenza che mettono nella realizzazione concreta delle loro parole ?
È un interrogativo che pongo avendo la consapevolezza che qualche contraddizione l'abbiamo anche in Sel, anche se - lo dico con orgoglio - nel voto contrario al PIR del Consigliere Provinciale di SEL nella Provincia di Firenze vedo una scelta di coerenza politica tra quello che scriviamo, che diciamo e che facciamo.

Giuliano Ciampolini, membro dell'assemblea provinciale e regionale di SEL.


P.S. - Le mie opinioni possono essere anche sbagliate e proprio per questo spero di ricevere risposte argomentate per cercare di capire se e dove sbaglio.

venerdì 7 dicembre 2012

Lettera al Presidente


Preso da un leggero sentimento di sopravvalutazione del mio ruolo di cittadino, ho scritto al Presidente della Repubblica quanto segue:

Buon giorno Signor Presidente, 
   in una fase tanto difficile per milioni di cittadini, credo che coloro che hanno l'onore di rappresentare nelle Istituzioni repubblicane i Cittadini, debbano, oltre che assolvere onestamente e con la massima diligenza ai propri compiti, compiere dei gesti, anche se simbolici, per dimostrare, concretamente, la considerazione che hanno verso il popolo che stanno servendo, e la partecipazione attiva all'impegno di tutta la Comunità degli Italiani, a risollevare le proprie sorti e, quindi, dell'Italia intera. Mi sorprende, quindi, e mi affligge constatare che coloro che ci rappresentano ai massimi livelli istituzionali, non sentano, come me e tanti concittadini, l'impellenza di compiere tali gesti, ben più significativi di tante parole ed impegni formali. In questi giorni, poi, non solo si deve constatare che in nostri rappresentanti non ci sentano da quell'orecchio, come si suol dire, ma che, anzi, si sentano in diritto di continuare a godere di privilegi che ai pù appaiono, oltreché anacronistici, ingiusti ed offensivi per i cittadini. Pare che anche Lei, Signor Presidente, abbia questa insensibilità a voler dare l'esempio, tagliando i suoi emolumenti, anzi pare che, addirittura li abbia aumentati. È davvero così? Sperando che così non sia, cosa ne pensa dello smarrimento mio personale e di milioni di cittadini, in gravissima difficoltà, nel constatare che i rappresentanti delle Istituzioni repubblicane, ma anche i Dirigenti degli Organi della Pubblica amministrazione, continuino a godere di privilegi che sono più consoni ad una Monarchia o a uno Stato totalitario che ad una Repubblica democratica nata dalla Resistenza? Mi scuso se posso essere sembrato poco rispettoso o impertinente, Le assicuro che lo scopo di queste mie frasi non è certamente questo.
Grazie sentitamente per la Sua attenzione. 
Buone Feste a Lei ed alla Sua famiglia. 
Ing. Franco Matteoni

giovedì 6 dicembre 2012

Ultimi sviluppi sul rischio idrogeologico



Clini: «Assicurazione obbligatoria per eventi climatici estremi»
Vietato costruire in aree ad alto rischio idrogeologico.


Ebbene sì.


«In attesa della revisione dei PAI, di cui al precedente art.1, è vietato  l’uso ai fini residenziali, produttivi o per servizi e infrastrutture, delle zone già classificate  “R4- Aree a rischio idrogeologico molto elevato”»

Così recita il secondo comma dell'art. 2 delle linee strategiche per il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio.
Peccato che continui con:

«fino alla adozione da parte delle amministrazioni competenti delle misure di prevenzione»

Questo significa che non cambia nulla per la Toscana.
Le opere si potranno fare in zone a rischio, basterà alzare gli argini (cosa già prevista).


Qua si può consultare il documento:


Qui un articolo in merito, con alcune obiezioni presentate:


Infine, la contentezza del governatore Rossi, che non vede ostacoli all'applicazione della L.R. 21/2012:




lunedì 3 dicembre 2012

Liberté, egalité, fraternité

I NO TAV valsusini fermati prima a Modane, poi a Saint Jean de Maurienne, per ore dalla gendarmerie francese. Cercavano delinquenti? Armi per attentati?

No.

Cercavano (e ci sono riusciti) di non far arrivare le proteste a Lione durante l'incontro tra Monti e Hollande.

Quando i NO TAV sono finalmente arrivati si sono uniti alla protesta locale contro l'Alta Velocità (sì, anche in Francia esiste un'opposizione, anche se in Italia si dice il contrario), e insieme agli studenti francesi sono stati bloccati per ore in una piazza (e due).
Alla fine la gendarmerie ha deciso che se ne potevano andare, uno alla volta.

Tre poliziotti per ogni mezzo, a sorvegliare il rientro dei contestatori.
Per sovrappiù, negli autobus sono stati lanciati gas urticanti, senza nessun apparente motivo.


Nella libera Europa non ci si può più spostare liberamente.
Nella libera Europa non si può protestare.
Nella libera Europa...

sabato 1 dicembre 2012

Rischio idraulico

Un documento per chiarire la gestione del rischio idraulico in Toscana (se ne era già parlato qui).
Dopo tanta solidarietà in Lunigiana, all'isola d'Elba, in Maremma, ci accorgiamo che il Consiglio Regionale approva quanto segue:


“Nelle aree classificate come
aree a pericolosità idraulica molto elevata

È CONSENTITA

la realizzazione di nuovi impianti
per la produzione di energia da gas naturali”


Quel «da gas naturali» aggiunto il 24 novembre fa subito pensare al progetto della Repower nei pressi del Bottegone (Pistoia), ma la stessa legge sul rischio idraulico approvata il 21 maggio consente la realizzazione di ulteriori edificazioni in territori già riconosciuti a rischio, opere gemelle di quelle pubblicamente criticate e additate come concausa degli elevati danni.

Questo mette in pericolo l'intera Toscana, ponendo le fondamenta per il ripetersi di nuove situazioni drammatiche come quelle di Aulla, Albinia, Marina di Campo, ecc.


DOCUMENTO MODIFICATO:

aggiunto l'elenco delle opere realizzabili nelle aree a pericolosità idraulica molto elevata

1) nuovi impianti e relative opere per
   a) raccolta e distribuzione della risorsa idrica
   b) convogliamento e depurazione degli scarichi idrici
   c) stoccaggio, trattamento, smaltimento, recupero dei rifiuti
d) produzione e trasporto di energia da fonti rinnovabili
2) nuovi edifici rurali
3) addizioni volumetriche agli edifici esistenti
4) sostituzione edilizia anche con incremento volumetrico e diversa articolazione, collocazione e destinazione d'uso
e riferimento alla possibilità di costruire inceneritori
Ricollegabile poi al problema del contestato Piano Interprovinciale dei Rifiuti, che prevede di quintuplicare la quantità di rifiuto incenerito nella piana Firenze-Prato-Pistoia mentre propugna il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata, è la questione della possibilità di realizzare, sempre nelle zone ad elevato rischio idraulico, impianti per lo stoccaggio, il trattamento, lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, dizione che di fatto sblocca la possibilità di realizzare, ad esempio, il nuovo inceneritore di Selvapiana, nei pressi del fiume Sieve, nel Comune di Rufina – restando valido l’art.142 LR. 66/2011 l’inceneritore si sarebbe potuto fare solo «se il Comune si fosse accollato i costi di milioni di euro per fare opere di messa in sicurezza idraulica e permettere all’Autorità di Bacino di “declassare” l’area da “pericolosità idraulica molto elevata” (PI4) a “pericolosità idraulica elevata” (PI3)». http://assovaldisieve.blogspot.it/2012/11/comunicato-stampa-alluvioni-in-toscana.html



Il documento può essere letto e scaricato dal link seguente (potrebbe subire lievi modifiche):
 • Rischio idraulico in Toscana (versione precedente)

venerdì 30 novembre 2012

Pace e nonviolenza a Pistoia

Giovedì 6 dicembre 2012, ore 15:00


Art. 11
Pace e nonviolenza
a Pistoia



Presentazione e visione del film “Frammenti” (regia di Massimiliano Guelfi e Andrea David Farnocchia – 2011), tratto da libro di Emma Viviani “Una tribù all'ombra delle foglie di coca”.


Per informazioni:
http://www.facebook.com/art11nonviolenzaepace?fref=ts
http://art11blog.wordpress.com/2012/10/02/pace-e-nonviolenza-a-pistoia


Stefano: stefanopt33@gmail.com; tel. 3381911887
Eloisa: eloisa.pierucci2@gmail.com; tel. 3470572731


martedì 27 novembre 2012

“Legge ad aziendam manda in fumo la difesa del suolo”


La legge regionale sul rischio idrogeologico (L.R. 21 maggio 2012, n. 21) disponeva l'abrogazione degli artt. 141 e 142 della L.R. 27 dicembre 2011, n. 66, ovvero:

 • art. 141 – Tutela dei corsi d'acqua
 • art. 142 – Interventi nelle aree a pericolosità idraulica molto elevata

in cui si trovava scritto che:
Nelle aree classificate dai piani strutturali, dai piani regolatori generali (PRG) o dai PAI [...], come aree a pericolosità idraulica molto elevata è consentita esclusivamente la realizzazione di infrastrutture di tipo lineare non diversamente localizzabili


In altre parole, se proprio ci deve passare una strada, si faccia, tenendo conto delle opere di messa in sicurezza da eventi con tempo di ritorno duecentennale.






In questi giorni, la L.R. 21/2012 è stata modificata nell'art. 2, comma 2, punto b, con l'aggiunta di un [e gas naturali]. Adesso, nelle stesse aree, è consentita la realizzazione di:

b) nuovi impianti e relative opere per la raccolta e la distribuzione della risorsa idrica, il convogliamento e la depurazione degli scarichi idrici, lo stoccaggio, il trattamento, lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti, la produzione ed il trasporto di energia da fonti rinnovabili
GAS NATURALI
o, comunque, al servizio di aziende e insediamenti produttivi previsti dagli strumenti e atti di pianificazione e programmazione regionali, provinciali e comunali vigenti al momento di entrata in vigore della presente legge, non diversamente localizzabili, oppure ampliamento o adeguamento di quelli esistenti

In sostanza, in aree ad elevato rischio idraulico, si potrebbe oggi costruire anche un impianto, per esempio, a metano.

(per chi volesse verificare, L.R. 24 novembre 2012, n. 64, art. 9)


Avanti, Repower! Il Bottegone ti aspetta!

Mi sembra però che il problema idrogeologico ci fosse ugualmente: anche fare un depuratore per l'acqua, o una centrale a biomasse nel pieno di una cassa di espansione non mi sembra un'ottima soluzione, neanche con opere per la messa in sicurezza da eventi che abbiano la possibilità di verificarsi una volta ogni due secoli.

Se Aulla e Albinia hanno insegnato qualcosa (anche ai non addetti ai lavori) è che non è opportuno costruire in zone ad alto rischio idraulico.
In un libro sulle alluvioni del 1878, l'autore (ing. prof. Matteo Fiorini) scriveva:

«...mutabile è il fiume...»



Il giudizio in merito della consigliera regionale Marina Staccioli (Gruppo Misto) può essere letto a questo link.


lunedì 26 novembre 2012

Finanziamenti a scuole paritarie


Il 15 novembre è stato approvato l'ennesimo finanziamento statale per le scuole paritarie.
Ho chiesto lumi al deputato del PD Simonetta Rubinato, colei che ha presentato l'emendamento relativo e che si era espressa in questi termini:
Si tratta di una battaglia vinta a favore delle famiglie e in particolare della rete delle scuole paritarie.
Come ella stessa sostiene:
dall’esame della Relazione Tecnica ho scoperto che l’art. 8, comma 17, del disegno di legge di stabilità, che prevede l’attribuzione alle regioni di 223 milioni di euro a sostegno delle scuole non statali (per rimediare al taglio del 50% dei fondi ereditato dal Governo Berlusconi), di fatto, non consente l’utilizzo delle somme stanziate, perchè la somma viene data alle regioni che le possono però erogare solo nei limiti del loro patto di stabilità, che è stato ulteriormente inasprito di un ulteriore miliardo dall’art. 5 della stessa Stabilità
Poiché:
la Corte Costituzionale nella sentenza n. 50 del 2008 ha affermato che la natura delle prestazioni fornite dalle scuole dell’infanzia paritarie, “le quali ineriscono a diritti fondamentali dei destinatari, impone che si garantisca continuità nella erogazione delle risorse finanziarie”
l'Onorevole ha quindi presentato un emendamento per togliere quei fondi dal patto di stabilità, rendendoli direttamente spendibili dalle Regioni e di fatto facendoli traslare direttamente dallo Stato alle scuole non statali.
Altro riferimento normativo al quale chiede appiglio è:
la legge 62.2000 sulla parità scolastica. L’art. 1 stabilisce che il sistema pubblico dell’istruzione è costituito dalle scuole statali e da quelle paritarie non statali e comunali. In forza di questa legge lo Stato apposta dei fondi per le scuole paritarie


Provo a fare un sillogismo:
1) «Si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti in particolare per quanto riguarda l’abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, le istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali»
– l. 10 marzo 2000, n. 62 (“ Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione”), art. 1, comma 2
2) "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato."
– Costituzione, all'art. 33
3) Quindi: le scuole paritarie non devono costituire oneri per lo Stato.


Da ricordare che secondo la stessa legge 62/2000 citata (art. 1, comma 1):
Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, comma 2 della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali.



Leggo dei 500 milioni destinati alle scuole paritarie per il 2013, o dei 535 milioni nel 2007, e non posso fare a meno di ripensare a quelle parole: “senza oneri per lo Stato”.
Il finanziamento, fatto nel 2007 con Prodi come nel 2010 con Berlusconi o nel 2012 con Monti, continua a sembrarmi incostituzionale, essendo chiaramente escluso dall'articolo 33.

Mi trovo in imbarazzante disaccordo con la Corte Costituzionale: com'è possibile che uno dei più alti organi del Paese possa imporre la garanzia di “continuità nell’erogazione delle risorse finanziarie” in netto contrasto con i principi espressi dalla Carta che lo stesso organismo dovrebbe tutelare?
Se lo Stato ha una carenza forse la dovrebbe colmare, non mettersi in contrasto con la propria Costituzione. Nel momento in cui si accetta di poter ignorare i dettami costituzionali per il bene di un gruppo di persone, tutto l'impianto di leggi perde il proprio significato: passa il principio che «se una legge mi crea un disagio non la seguo», inventando interpretazioni ad hoc.

Io non metto in dubbio il fatto che oggi l'assenza degli istituti parificati renderebbe impossibile fornire un'istruzione capillare e generalizzata, e per questo motivo mi sembrerebbe svantaggioso eliminare tutti i finanziamenti di punto in bianco (giudizio squisitamente umanitario; l'etica vorrebbe che si seguissero le leggi, e quindi che i finanziamenti fossero portati subito a zero).
Una politica seria vedrebbe una riduzione delle spese assurde fatte dallo Stato, con conseguente investimento nelle scuole statali e una parallela riduzione fino all'eliminazione totale dei contributi alle scuole paritarie (per rientrare in quanto previsto dalla Costituzione).

L'On. Rubinato ha parlato di costi per lo Stato, stimando in 6 miliardi di euro le spese per far sì che lo Stato possa colmare le proprie carenze in ambito scolastico, e io le rispondo in euro:

 • per i caccia F-35 si tratta di spendere 10 miliardi, anche se ultimamente qualcuno parlava di 13-14 miliardi (anche qui ricordo la Costituzione, art. 11 – e non mi si venga a dire che un cacciabombardiere è strumento di difesa...); meglio avere scuole o aerei da guerra?

 • l'AV Torino-Lyon, opera inutile e potenzialmente molto dannosa per salute pubblica (amianto, uranio) e ambiente (falde idriche), dovrebbe costare, secondo le stime più ottimistiche e senza tutta una serie di infrastrutture accessorie (la cui assenza renderebbe la linea ancora più assurda) intorno ai 10 miliardi; per l'opera completa, nel 2006 si parlava di 22, che ad oggi (se non erro) dovrebbero essere intorno ai 26 miliardi di euro;

 • il Ponte sullo Stretto di Messina prevede più di 8 miliardi di costo, mentre la società che da 31 anni ci mangia sopra senza aver realizzato nulla (in 31 anni...) ha già intaccato per circa 300 milioni le finanze pubbliche.

Mi fermo qui, anche se ci sarebbero tutta una serie di spese minori (dell'ordine dei milioni di euro) che impegnano l'Erario senza restituire nulla al Paese.


Riassumo: la Costituzione è la base del nostro ordinamento, e non può essere disattesa.
Evidentemente, nessuno dei Governi che si sono succeduti ha risolto il problema, e questo ha portato a una situazione complicata, ma mantenere la condizione di incostituzionalità non è una soluzione.

Noi (il sottoscritto, la lista tutta e, oso credere, la maggioranza dei detrattori del finanziamento alle scuole paritarie) stiamo dalla parte della legalità.
E a favore della realizzazione di priorità di spesa che non vadano verso l'interesse finanziario di qualche grande gruppo (Lockheed, Intesa-SanPaolo o CMC non fa differenza) bensì verso i bisogni dei cittadini e la tutela dei loro diritti fondamentali.

martedì 20 novembre 2012

Emergenza democratica


Proprio due anni fa un parlamentare del Pdl propose di togliere i figli
ai No Tav che li avessero portati a manifestare, e adesso ci troviamo queste convocazioni.
Vogliono colpire quello che a noi è più caro, i figli e la famiglia, per fermare il movimento


Dalla Valsusa mi arriva questa lettera:


Segnalo che stanno arrivando a casa convocazioni presso gli uffici di assistenza sociale, richiesti dalla Procura di Torino - Tribunale dei minorenni - per i ragazzi, minorenni appunto, che prendono parte a presidi, sit-in, volantinaggi, manifestazioni, attività No Tav, senza che ci sia una configurazione di un reato.
Si tratta di ragazzini identificati dalle forze dell'ordine, mentre, pacificamente, manifestavano in Valle di Susa.
Mio figlio Francesco, ancora 14enne, è stato segnalato, insieme ad altri minorenni, in quanto volantinava a Susa, a fine settembre. 
Non essendoci presenza di reato, perché la Procura "segnala" i ragazzini ai servizi sociali? Per vedere se il loro sano attivismo è sintomo di patologie o disagi familiari? Se hanno genitori violenti, oppressivi che li costringono a manifestare per diritti civili e politici?

Manifestare diviene sintomo di disagio, 
per i rappresentanti della legge?

Se questo non è regime, non so cos'altro dire.

Angela Lano


Nei link seguenti un intervista di Fabio Tanzilli e un'agenzia ANSA:

     • "Minorenni contro la Tav? Non è reato volantinare"
     • Baby no Tav, genitori da servizi sociali

lunedì 12 novembre 2012

Dirottare risorse dalle rinnovabili elettriche ad altri settori


Eolico: cartello di Associazioni scrive al Governo in occasione della Strategia Energetica Nazionale


Fermare il disastro territoriale, ambientale, paesaggistico, finanziario in atto con la corsa all’eolico, dirottare le risorse finanziarie verso più utili politiche di efficienza e risparmio energetico, investire nel rendere meno impattante il settore del trasporto, rivitalizzare ricerca e innovazione, espandere tecnologie amiche dell’ambiente come quelle nel settore del riscaldamento-raffrescamento. Ulteriore, moderata crescita delle rinnovabili elettriche solo con il fotovoltaico sulle superfici edificate o dove sorgono infrastrutture.
È la sintesi dell’articolata e argomentata istanza che, ancora una volta dopo anni, un cartello di Associazioni ambientaliste (ALTURA, Amici della Terra, Comitato Nazionale del Paesaggio, Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, LIPU-Birdlife Italia, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Stop al Consumo di Territorio, VAS) sottopongono ai vertici di governo per affrontare il “caso” tutto italiano dello sviluppo, distorto, delle rinnovabili.
Nella nota trasmessa ai principali Ministri interessati (Finanze, Sviluppo economico, Ambiente, Beni culturali, Agricoltura, Turismo, Coesione territoriale) oltre al premier Monti, si richiama la preoccupazione per il vilipendio di valori territoriali tutt’ora in atto, a causa di errori disastrosi commessi in questi anni e che, invece di essere affrontato, rischia di essere aggravato senza contropartite.
Nella SEN (Strategia Energetica Nazionale), infatti, la soglia del 26,39% di rinnovabili elettriche programmato al 2020, e già oggi raggiunto, viene improvvisamente elevato al 36-38%.
In realtà un aumento “ingannevole” senza alcuna preventiva valutazione di carattere territoriale, ambientale, paesaggistica ed economica, che paradossalmente nasconde conseguenze negative anche per la stessa lotta ai gas serra.
“Da un lato – spiegano le Associazioni - tale aumento dell’obiettivo delle rinnovabili elettriche senza che sia posto alcun limite alle tecnologie, come l’eolico, determinerà il sacrificio su vasta scala di ulteriori, immensi territori fra i più belli e delicati del nostro Paese, per contribuire al raggiungimento, nel breve tempo di soli otto anni, di un incremento di ulteriori 10-12 punti percentuale di rinnovabile nel comparto elettrico, e per il quale non vi è alcun nuovo obbligo internazionale. Un ennesimo lucroso regalo a chi ha già occupato migliaia e migliaia di ettari con piantagioni eoliche o distese di pannelli fotovoltaici e che, anzi, dovrebbe essere tassato in ragione di rendite sproporzionate.
“Dall’altro – proseguono - un contesto economico e finanziario durissimo, pagato ogni giorno da milioni di italiani in difficoltà. Dovrebbero quindi essere tagliati gli sprechi nel settore e dovrebbero essere favorite politiche che permettano maggiori riduzioni dei gas serra e portino anche vantaggi sociali, come il sostegno ai trasporti pubblici (colpiti invece da tagli di risorse) o agli impianti solari e fotovoltaici sui tetti degli stabili condominiali o delle aziende agricole, con indirette integrazioni al reddito delle famiglie, o, ancora, un imprescindibile sostegno ai nostri ricercatori dirottando una più dignitosa frazione del fiume di incentivi all’innovazione tecnologica di tutto il settore delle rinnovabili.
“Invece con questa Strategia energetica – che, al già abnorme importo di 9 miliardi spesi nel 2011 come incentivi alle rinnovabili elettriche, da quest’anno prevede l’aumento di altri 3,5 miliardi, per un totale di ben 12,5 miliardi di euro all’anno protratti per 20 anni - si predispongono pesanti aggravi di spese a danno di famiglie, consumatori e imprese italiane, perseguendo risultati di contenimento delle emissioni più modesti rispetto alle alternative possibili”.
La stessa SEN afferma che, come percentuale sui consumi totali, il calore (riscaldamento e raffrescamento) “rappresenta la quota più importante, pari a circa il 45% del totale, seguito da quello dei trasporti, con poco più del 30% e infine da quelli elettrici.”

Le Associazioni ricordano che la crescita degli obiettivi di riduzione dei gas serra deve essere perseguita con convinzione ma rispettando la capacità produttiva delle stesse rinnovabili, la sostenibilità ambientale e in relazione alle possibilità offerte dal nostro territorio, che rappresenta un bene limitato, prezioso, irrinunciabile.
Nel campo delle rinnovabili elettriche un’ulteriore crescita è ammissibile, moderatamente, attraverso tecnologie come il fotovoltaico, capaci di integrarsi nei tessuti già urbanizzati o occupati da infrastrutture ma privi di significato storico e architettonico, di cui l’Italia purtroppo abbonda con centinaia di migliaia di ettari.



ALTURA, Amici della Terra, Comitato Nazionale del Paesaggio, Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, LIPU-Birdlife Italia, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Stop al Consumo di Territorio, VAS.

5 Novembre 2012

mercoledì 24 ottobre 2012

NO MONTI DAY


ai promotori del NO MONTI DAY


In concomitanza con la manifestazione nazionale NO MONTI DAY a Pistoia avrà luogo l'assemblea pubblica “Rifiuti zero: un obiettivo possibile” al fine di proporre un'alternativa al Piano Interprovinciale dei Rifiuti che mira a quintuplicare la capacità di incenerimento nella zona Firenze-Prato-Pistoia.
Vista l'importanza dell'argomento nella situazione locale non saremo in grado di partecipare alla manifestazione NO MONTI DAY, alla quale comunque esprimiamo la nostra piena adesione.

Auspicando che dal 27 ottobre nasca un movimento unitario capace di scongiurare un Monti-bis e di proporre un'alternativa, aderiscono:


Lista Civica Ecologista “Per un'altra Pistoia
Ecologisti e Reti Civiche Pistoia
Partito dei C.A.R.C - sezione di Pistoia e Prato


mercoledì 10 ottobre 2012

Non bruciamo il nostro futuro


Assemblea pubblica

Sabato 27 ottobre ore 16.00

Pistoia, sala Dopolavoro Ferrovieri, piazza Dante Alighieri (stazione FS)


I promotori di questa assemblea:
 • valutano contraddittorio e anacronistico il Piano Interprovinciale Rifiuti dell’ATO Toscana Centro, e ne chiedono una radicale revisione;
 • ritengono che una corretta pianificazione del ciclo produzione/consumo dei beni debba ispirarsi alla strategia Rifiuti Zero, e che pertanto si debba prevedere una data certa e prossima per la chiusura degli impianti di incenerimento dei rifiuti, perché fortemente impattanti sulla salute e sull’ambiente e dissipativi di risorse;
 • considerano la raccolta differenziata porta a porta con tariffazione puntuale il mezzo più efficace per una riduzione dei rifiuti ed un corretto recupero di materie prime seconde, a condizione che ad essa sia associata una rete locale (distretto) di attività produttive in grado di massimizzare l’efficienza nel recupero della materia con tecnologie a basso impatto ambientale;
 • al fine di quanto sopra ritengono importante il coinvolgimento delle categorie produttive ed economiche (artigiani, industriali, agricoltori, commercianti ecc.) che, in un quadro di opportune incentivazioni, dovrebbero farsi carico di azioni di riprogettazione dei beni in funzione della loro durabilità e del recupero dei materiali a fine vita;
 • considerano l’Alterpiano, che trae ispirazione dalla strategia Rifiuti Zero, la sintesi più avanzata di proposta radicalmente alternativa al Piano delle tre province dell’ATO Toscana Centro (Firenze, Prato e Pistoia);

L’assemblea è finalizzata a:
 • divulgare la strategia Rifiuti Zero, ad informare sulla pericolosità degli impianti di incenerimento dei rifiuti e ad illustrare le nostre proposte in contrapposizione ai contenuti del P.I.R.;
 • invitare gli amministratori locali, e in primo luogo quelli del comune di Pistoia e dei comuni della piana, ad esprimersi con chiarezza sulla scelta inceneritorista che sottende il piano delle tre province;
 • raccogliere idee e proposte per definire ulteriori iniziative volte a costruire un diffuso consenso fra la popolazione sulla strategia Rifiuti Zero.


Bozza di programma:
 • Impatto sulla salute dei termovalorizzatori Patrizia Gentilini o altro medico che si è occupato della problematica
 • Strategia Rifiuti Zero Rossano Ercolini
 • Alterpiano Fabrizio Bertini
 • Esperienza/e di azienda virtuosa nel settore del recupero della materia, commercializzazione di prodotti senza imballaggi, riparazione e riutilizzo ecc. da definire 
 • Dibattito al quale sono ovviamente invitati a prendere parte amministratori, operatori economici, associazioni e cittadini.


Alessio 328 9291177

lunedì 8 ottobre 2012

13 ottobre, a Ravenna contro la CMC


   La Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna è una delle grandi imprese di costruzioni che devastano giorno dopo giorno il territorio. Nata più di un secolo fa come strumento di difesa degli interessi dei lavoratori nel settore delle costruzioni, ha cambiato radicalmente paradigma, come ha fatto il suo partito di riferimento, il vecchio PCI, trasformandosi in una struttura portante dell’attuale sistema di potere italiano. Attualmente, tra i numerosi altri contratti, guida in valle di Susa il consorzio di imprese che ha ricevuto l’incarico di realizzare il cunicolo esplorativo della Maddalena a Chiomonte, in previsione del tunnel definitivo della nuova linea tra Torino e Lyon. L’incarico è stato assegnato in modo irregolare per numerosi motivi, tecnici e procedurali, che sono stati denunciati nei documenti della Comunità Montana valle di Susa e val Sangone, senza ottenere riscontro.
   Non è questo tuttavia l’aspetto su cui intendiamo discutere; chi volesse farsene un’idea può trovare i documenti della CMVSS in rete.
   In questo documento vogliamo chiarire quale è il ruolo della Cooperativa e quale sia la natura del suo sistema di potere. La centralità della Cooperativa nell’attività economica del Paese deriva dal fatto che essa non è una normale impresa che opera in condizioni di concorrenza, ma è parte integrante di un sistema di potere che comprende i partiti politici di centro sinistra, in particolar modo quelli formati dagli ex comunisti. In realtà la distinzione tra partiti e impresa è puramente nominale. Gli uomini di partito operano in sede politica per far convergere un fiume di denaro pubblico su opere quasi sempre inutili e devastanti, da cui la CMC trarrà un guadagno pressoché incontrollato, dal momento che la componente politica di questa particolare associazione ha azzerato per via normativa qualsiasi strumento indipendente di controllo.
   In compenso la CMC finanzia i partiti stessi e i loro singoli membri, per le campagne elettorali, e, più prosaicamente, per il mantenimento delle loro clientele. La specificità di questo sistema di potere è che esso affonda le mani nella ricchezza comune, distruggendo bene essenziali, di tutti, in modo spesso irreversibile. La distruzione del territorio è la conseguenza più visibile del loro operare.

   Per la verità, non vi è solo la CMC ad agire secondo questo canone di comportamento. La commistione di interessi tra politica ed affari è un fenomeno mondiale, come lo è la rapina di ricchezza pubblica e il trasferimento di denaro dai poveri verso i ricchi. Ma in Italia il processo si è del tutto sbracato, e ha raggiunto limiti intollerabili per i settori più indigenti della popolazione. La CMC è al centro di una rete in molti aspetti informale, la quale rappresenta la degenerazione dei legami che il vecchio partito comunista aveva stabilito con numerosi settori della società, e che avrebbe dovuto assicurare, sotto la direzione centrale del partito, la spinta verso il mutamento progressista. Lasciate cadere, con una rapidità che non ha uguali nella storia dei movimenti politici o religiosi, le proprie motivazioni originarie, questa struttura ha conservato intatto l’insieme delle sue relazioni, e la sua linea di comando, limitandosi ad effettuare un modesto cambiamento di obbiettivo: dalla difesa degli oppressi, all’arricchimento e alla riproduzione di una nomenclatura di parassiti.
   Tanto per venire ad un esempio specifico, quella demenziale opera di distruzione e spreco che è stata l’alta velocità italiana, è nata essenzialmente da un accordo tra Fiat Impresit e CMC. Lo ha raccontato Cusani, l’ex consulente finanziario di Gardini, in una riunione pubblica tenutasi a Susa nel febbraio del 2006 – il relativo filmato è in rete. Un accordo privato, tra privati, che  impegnava, sia pure nascostamente, una somma elevatissima di denaro pubblico. Tuttavia da quel momento, l’Alta Velocità è diventata oggetto della promozione più martellante, non solo nel partito di riferimento, ma anche nelle sue metastasi sociali, nonché ovviamente sui mezzi di comunicazione legati a Confindustria. Editorialisti di fama, intellettuali progressisti, o meno, comitati di casalinghe impegnate, nonché  tutti i sindacati, o quasi, hanno per anni berciato in coro, sostenendo il progetto con le più incredibili frottole. Dissentire non era neppure lontanamente consentito; chi osava, rischiava il linciaggio. Ed era facilmente intuibile che prima o poi avrebbe dato il suo contributo all’impresa, con qualche forzatura, anche l’ala giudiziaria del partito delle Cooperative.

   In tutto questo polverone, la CMC è rimasta prudentemente in disparte, seguendo la vecchia regola che vuole  buona norma mantenere i centri di potere effettivi nell’ombra. Loro costruivano, devastavano, incassavano e ridistribuivano gli incassi. Perché esporsi?
La manifestazione del 13 ottobre a Ravenna vuole restituire alla CMC il posto che le spetta. Noi Valsusini non abbiamo i Lince né le migliaia di uomini armati che stanno proteggendo lo scempio della CMC a casa nostra. Ma vogliamo che sappiano che abbiamo capito. Non si sa mai; se un giorno l’uso della violenza non fosse sufficiente ad assicurare l’impunità ai distruttori, noi sapremo a chi chiedere i conti:
 • delle sorgenti scomparse
 • della perdita di valore dei terreni agricoli e degli abitati
 • dell’inquinamento atmosferico
 • dell’inquinamento acustico
 • dei morti per mesotelioma e per altre malattie polmonari
 • del denaro rubato alle scuole, agli asili, agli ospedali, alle Università, ai pensionati, alle nuove generazioni
 • della perdita di posti di lavoro.

   Quest’ultimo punto è fondamentale. L’argomento più sbandierato dalla congrega di propagandisti delle grandi opere, è che esse servono a creare posti di lavoro. Il che, al di là dell’apparenza, è del tutto falso. Ė vero che qualunque investimento genera flusso di denaro, e quindi almeno in parte opportunità di lavoro. Vale per l’Alta Velocità, per il Ponte sullo stretto, per gli F35, per le mine antiuomo, per le armi incendiarie al fosforo; vale per qualsiasi attività, anche la più ignobile. 

   Ma investire nelle grandi opere è la scelta che genera, a parità di miliardi investiti, il numero minore di posti stabili di lavoro. E poiché il denaro proviene comunque dal Tesoro, quello dedicato all’Alta Velocità viene sottratto al mantenimento dell’assetto idrogeologico del paese, agli ospedali, alle scuole, ai servizi pubblici in generale. Se viene giudicata in termini globali, la politica delle grandi opere offre meno posti di lavoro di quanti non ne elimini;  pone la premessa della loro distruzione in numerosi e essenziali settori, attraverso il meccanismo dell’espansione del debito pubblico.

– Claudio Cancelli

sabato 6 ottobre 2012

Incontro sull'acqua pubblica



Dopo la vittoria referendaria.

Dopo aver visto inalterate le tariffe.

Dopo che sono stati rinnovati i contratti con i privati.


A un anno dal referendum sull'acqua pubblica un incontro per approfondire i temi della ripubblicizzazione.

Venerdì 12 ottobre, ore 21
Sala Maggiore del Comune
Pistoia

martedì 11 settembre 2012

Non è solo un treno

Nell'ambito delle occasioni di approfondimento di alcune tematiche - locali e nazionali - programmate da " Per un'altra Pistoia ", è stato organizzato un


INCONTRO

sabato 15 settembre 2012 alle ore 16.30 sul tema


NON È SOLO UN TRENO

Il rapporto fra GRANDI OPERE e DEBITO pubblico
le vere ragioni di opposizione al TAV in Valle di Susa (economiche, ambientali, ... )



con Claudio Giorno,
un cittadino impegnato in una lunga lotta che ne parla dal di dentro

L'incontro avverrà presso la
Libera Officina Primo Maggio
in via Argonauti 10


terza traversa a destra di via S. Marco



(Claudio Giorno domenica 16 alle ore 10.00 sarà presente - con Luca Martinelli, Maurizio Landini, Corrado Oddi, Domenico Finiguerra, Fulvio Molena, Rete Rifiuti Zero - agli incontri dell'università estiva di ATTAC tenuti a Cecina Mare per intervenire sul tema :

I MOVIMENTI IN LOTTA PER UN ALTRO MODELLO SOCIALE)


Qui si può trovare la presentazione preparata da Claudio per l'incontro.
Altri documenti forniti da Claudio:
 • storia del movimento in una presentazione fatta a Viareggio
 • estratto da “Il libro nero dell'Alta Velocità ferroviaria” di Ivan Cicconi
 • 1992 - Habitat pubblicava le ragioni del NO: “Chi Paga?

giovedì 26 luglio 2012

Piano Interprovinciale Gestione Rifiuti – osservazioni da Agliana


In una fase politica come quella attuale chiarezza e coraggio dovrebbero essere prerogative di ogni personaggio pubblico. Purtroppo, ad oggi una sola risposta è giunta alla nostra richiesta di trasparenza in merito al Piano Interprovinciale dei Rifiuti.
A mandarla il sindaco di Agliana, Eleanna Ciampolini, che per questo ringraziamo.

Oltre a renderci partecipi del fatto che in data 11 luglio «ad Agliana è partita la raccolta porta a porta di tutte le tipologie di rifiuto su tutto il territorio», il sindaco ci ha spedito anche l'osservazione al Piano Interprovinciale dei Rifiuti presentata da parte della sua amministrazione comunale (tale documento è stato inserito nella sezione “Documentazione varia”).

Di seguito la lettera con cui abbiamo risposto, evidenziando quanto le “osservazioni” presentate ci fossero sembrate poco incisive.


Gentile sindaco,
intanto ringraziamo per la risposta che ci ha concessa, ma purtroppo non possiamo fare a meno di constatare che ancora non è stata data risposta a nessuna delle due questioni sollevate, ovvero: 
• non ritenete che il suddetto Piano Interprovinciale dei Rifiuti sia radicalmente da riformulare?
• non ritenete che esso debba prevedere una data certa e ragionevolmente prossima per la chiusura di discariche ed inceneritori, e nella fattispecie dell’inceneritore di Montale?


Siamo più che lieti della spinta verso una raccolta differenziata porta a porta nel Suo Comune (sicuramente un importante tassello del mosaico che lega rifiuti, economia e salute pubblica) e abbiamo letto nelle Sue osservazioni al Piano Interprovinciale dei Rifiuti che «la previsione di rifiuti prodotti nell’ATO Toscana Centro è eccessiva». Ma da questo non dovrebbe derivare una critica complessiva all'impianto del Piano, dato che si basa su premesse a dir poco improbabili?
Di seguito abbiamo letto della «Mancata programmazione di impianti di valorizzazione e riciclaggio dei materiali derivanti dalla raccolta differenziata», elemento fondamentale perché una raccolta come quella che il Suo Comune ha intrapreso possa funzionare e portare reali vantaggi, e dell'assenza di dati «approfonditi e dettagliati sulle località sede di impianti» per quanto riguarda lo stato dell'ambiente e del territorio.
Queste però erano le considerazioni. Altra cosa sono le osservazioni presentate, che veniamo a criticare nello specifico.

1 – con la modifica da Lei proposta sparisce il riferimento al termovalorizzatore di Testi (la cui entrata in esercizio era prima subordinata ai risultati della verifica dello stato di attuazione del Piano). Nella nostra ingenuità, ci sembra un problema: verrebbe costruito e quindi non utilizzato? Improbabile. O utilizzato comunque, senza una specifica analisi? Credo che sarebbe stato opportuno chiarire che, per come stanno le cose oggi (diminuzione del carico di rifiuto indifferenziato), tale impanto non è da costruire, non risulta priorità di spesa. Di conseguenza maggiori fondi potrebbero essere destinati a raccolta PaP e impianti di riciclaggio (fondi che Lei stessa denunciava carenti).

2 – qui si aggiunge una previsione del termine per l'indagine ambientale e sanitaria circa l'inceneritore di Montale (e non una parola sull'auspicabile chiusura). L'ampliamento diventa però subordinato all'esito «del procedimento autorizzativo e all'inizio dei lavori del termico di Case Passerini», il che ci preoccupa: se l'analisi sanitaria dovesse esprimere criticità ma l'iter autorizzativo per Case Passerini dovesse tardare, l'ampliamento verrebbe effettuato? Nella peggiore delle ipotesi: se Case Passerini venisse autorizzato ma i lavori tardassero a iniziare, si procederebbe con l'ampliamento di Montale per poi realizzare un Case Passerini già autorizzato e finendo per avere un'analisi ambientale e sanitaria negativa e due inceneritori in più?

In sostanza, ci sembra che le osservazioni presentate, pur partendo da considerazioni assolutamente condivisibili, portino problemi addizionali a un Piano che già presentava numerose criticità di merito e di metodo.
Non vediamo come le due osservazioni possano contribuire alla salute dei cittadini minacciata dalle esalazioni degli inceneritori (cadmio, cromo, diossine, nanoparticelle, ...), come possano contribuire a sviluppare una filiera redditizia del riciclo, come possano ridurre le spese in un momento di crisi o almeno reindirizzare i fondi verso pratiche utili, servizi che possano creare lavoro e non mero guadagno speculativo.
L'impianto intero del Piano Interprovinciale dei Rifiuti danneggia l'Erario, la salute, l'economia, l'etica stessa della nostra società. Lei “considera” quanto imperfetto sia il Piano, fin dalle sue fondamenta (la stima dei rifiuti totali annui) ma non trova il coraggio di criticarlo apertamente, finendo per proporre osservazioni che sembrano più di facciata che di sostanza.
Possiamo solo sperare che le Sue motivazioni non ricalchino quelle già espresse da altre bocche: «Sono persona di partito, non posso criticare il PD».

Cordiali saluti.




mercoledì 25 luglio 2012

È l’ora di dire basta a discariche ed inceneritori


Di qui a breve, in un clima di vacanze estive, saranno varati due provvedimenti che metteranno una pesante ipoteca sulla possibilità di voltare pagina rispetto alle pratiche insostenibili e anacronistiche dell’incenerimento e del conferimento in discarica dei rifiuti. 
Oltre all’approvazione del Piano Interprovinciale dei Rifiuti, è infatti previsto il via libera da parte del Comune di Monsummano T. all’ennesimo ampliamento della Discarica del Fossetto (lo stesso P.I.R. prevede un “recupero volumetrico” di 220.000 tonnellate per tale impianto).

Insomma passata la campagna elettorale, dove i candidati sindaci del PD in corsa hanno presentato programmi condivisibili su questa cruciale tematica, le cose non cambiano, e a poco serve un po’ di raccolta differenziata in più se poi, in mancanza di filiere del recupero e del riciclaggio, gran parte dei materiali continuano a finire negli impianti di incenerimento. Questi ultimi trasformano materiali ancora preziosi (come le plastiche) in gas climalteranti, nano particelle estremamente tossiche e ceneri che devono essere comunque smaltite in discarica.

Abbiamo chiesto agli amministratori della piana pistoiese che si esprimessero su due elementari quesiti (anche solo con un si o un no): se non ritengano che il P.I.R. debba essere radicalmente riformulato; se non ritengano che esso debba prevedere una data certa e ragionevolmente prossima per la chiusura di discariche ed inceneritori. Non abbiamo ricevuto nessuna risposta pertinente. Solo il Sindaco di Agliana ci ha fatto avere le osservazioni avanzate alla Provincia di Pistoia, che, pur contenendo alcuni elementi di critica al Piano, non ne mettono affatto in discussione l’impianto complessivo.

Noi crediamo che su un tema come questo, così strettamente connesso al futuro di questo territorio e del pianeta non debbano esservi ambiguità, né speculazioni politiche. Per questo chiediamo al Consiglio Provinciale di Pistoia ed al Comune di Monsummano di fare un passo indietro e di rimettere in discussione le scelte suddette; per questo torniamo a sollecitare tutti gli amministratori dei comuni pistoiesi (a partire dai sindaci, che hanno anche precise responsabilità in materia di tutela della salute pubblica) a far sentire la propria voce.

La strada che crediamo debba essere imboccata è quella della strategia Rifiuti Zero, già intrapresa da tanti comuni italiani (piccoli, come Capannori, e grandi, come Napoli), e su questa siamo disponibili a confrontarci con chi ne ha interesse. Se davvero il PD e la sinistra Toscana al governo intendono promuovere un “rinascimento della politica”, occorre in primo luogo uscire da questa emergenza che brucia futuro.

Referendum – privilegi della casta


Cerchiamo di fare chiarezza sui referendum che vengono proposti per limitare l'arricchimento dei nostri politici.

Da una parte l'Unione Popolare, che vorrebbe togliere ai parlamentari la “diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma”.
Dall'altra il Comitato del Sole, che vorrebbe abrogare anche le spese di segreteria e rappresentanza, i cumuli d'indennità, l'esenzione da tributi dell'indennità mensile e via dicendo.

Il problema sollevato è che la raccolta di firme per qualcuno sarebbe una bufala, destinata ad arenarsi sugli articoli della legge che regola i referendum (L. 25 maggio 1970, n. 352 – “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo”).
A seguire alcuni articoli della legge in questione:

Art. 4 - La richiesta di referendum di cui all'articolo 138 della Costituzione [...] deve pervenire alla cancelleria della Corte di Cassazione entro tre mesi dalla pubblicazione effettuata a norma dell'articolo 3.

La pubblicazione cui si fa riferimento è quella sulla Gazzetta Ufficiale, che consiste in una «dichiarazione [...] di voler promuovere una richiesta di referendum popolare».
Nello specifico del tema, sulla Gazzetta Ufficiale N. 96 del 24 Aprile 2012 si può verificare l'annuncio di una richiesta di referendum popolare (12A04868):
Cosa abbia valenza di richiesta lo spiega l'articolo 9 della legge:
Art. 9 - Il deposito presso la cancelleria della Corte di Cassazione di tutti i fogli contenenti le firme e dei certificati elettorali dei sottoscrittori vale come richiesta ai sensi dell'articolo 4. [...]

Art. 31 - Non può essere depositata richiesta di referendum nell'anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l'elezione di una delle Camere medesime.

Ora la domanda è: quando scadono le Camere? Posto che la XVI legislatura è stata proclamata il 29 aprile 2008 (elezioni del 13 aprile), e che la Costituzione recita:

Art. 60 - La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni. [...]

si può prendere come data di scadenza naturale il 28 (o il 12?) aprile 2013. Prendendo per buona tale data, dal 28 (o 12) aprile 2012 non è possibile depositare le firme, e non lo sarà neanche dopo le elezioni.
Sarebbe possibile farlo durante la finestra temporale (non più di 70 giorni) tra la scadenza delle Camere e il giorno delle elezioni:

Art. 61 - Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. [...]

dopo il quale il nuovo Governo va lasciato in pace per 6 mesi.
A questo punto verrebbe superata la data del 30 settembre, e quindi si dovrebbe aspettare ancora fino a gennaio per presentare le firme, ma le operazione dell'ufficio centrale riprenderebbero solo dopo un anno dalle elezioni, e quindi il 30 setembre 2014:

Art. 34 - [...] I termini del procedimento per il referendum riprendono a decorrere a datare dal 365° giorno successivo alla data della elezione.

Art. 32 - Salvo il disposto dell'articolo precedente, le richieste di referendum devono essere depositate in ciascun anno dal 1° gennaio al 30 settembre.

Alla scadenza del 30 settembre l'Ufficio centrale costituito presso la Corte di cassazione a norma dell'articolo 12 esamina tutte le richieste depositate[...]. Entro il 31 ottobre l'Ufficio centrale rileva, con ordinanza, le eventuali irregolarità delle singole richieste, assegnando ai delegati o presentatori un termine [...]


L'ultima nota è questa:

Art. 28 - Salvo il disposto dell'articolo 31, il deposito presso la cancelleria della Corte di cassazione di tutti i fogli contenenti le firme e dei certificati elettorali dei sottoscrittori deve essere effettuato entro tre mesi dalla data del timbro apposto sui fogli medesimi a norma dell'articolo 7, ultimo comma. [...]

Questo implicherebbe che tutte le firme raccolte prima del 28 gennaio sarebbero impresentabili, in quanto la prima data utile per la presentazione risulterebbe ben oltre il termine massimo di 3 mesi.

In sostanza, la raccolta odierna (luglio 2012) anticipa di cinque mesi abbondanti la prima probabile raccolta utile con consegna dal 28 aprile 2013 e di 14 mesi quella più probabile con consegna a gennaio 2014.


P.S. – un ringraziamento al Movimento 5 Stelle per la segnalazione del problema,
punto da cui è partito questo tentativo di chiarimento.