lunedì 27 ottobre 2014

Casse di espansione ai laghi Primavera: sì o no?


Venerdì sera (24 ottobre), all'interno della festa della Comunità Parrocchiale di Vicofaro, si è tenuto un incontro con Mauro Chessa, Daniele Manetti, Antonio Sessa in merito allo stato del Torrente Ombrone e la gestione delle sue acque.

Persone provenienti da Quarrata, Olmi, Ferruccia, hanno ricordato i problemi che si trovano a dover affrontare abitando in quei luoghi: 3-4 volte l'anno l'acqua entra in casa, creando danni e portando un carico di veleni chimici dilavati dai vivai del circondario (dati ARPAT).
È stata quindi ribadita l'importanza che il Comune di Pistoia trattenga una parte dell'acqua dell'Ombrone quando questo è in piena, e per far questo la soluzione ottimale sarebbe, a detta di queste persone, la cassa d'espansione ai laghi Primavera.

Purtroppo, tale cassa d'espansione è progettata unicamente per mettere in sicurezza il nuovo ospedale, come si può leggere nel progetto.

A questo punto sarebbe il caso di fare un discorso un po' più tecnico.
Una cassa d'espansione non fa sparire l'acqua dall'Ombrone. La funzione dell'opera è quella di "tagliare" l'onda di piena, ovvero di evitare che il livello dell'acqua raggiunga un'altezza critica. L'acqua in eccesso entra nella cassa, lasciando il torrente in piena ma in condizioni di sicurezza.
Appena smette di piovere e l'altezza dell'acqua diminuisce, quella che era nella cassa rientra nell'Ombrone, con l'effetto di mantenere alto il livello (se pure in condizioni di sicurezza) per un periodo più lungo.

Altra considerazione.
Normalmente, non è l'acqua dell'Ombrone che allaga le case, ma quella dei vari affluenti. Questo accade perché le portelle attraverso cui passa l'acqua in ingresso nell'Ombrone si chiudono automaticamente se questo è in piena, allo scopo di evitare un eccessivo carico d'acqua e il conseguente rischio di rottura degli argini.

In altre parole: con la cassa di espansione la piena dell'Ombrone durerebbe più a lungo, e quindi le portelle resterebbero chiuse per più tempo, finendo per aggravare il rischio di allagamenti.

Tutto questo lo ha spiegato molto bene Mauro Chessa ieri sera, ed è perfettamente logico per chiunque.

Altro problema in merito alla cassa d'espansione sarebbe dato dalla fragilità degli argini, che nella stessa relazione che accompagna il progetto vengono descritti in condizioni critiche. L'aumento del livello dell'acqua a monte dei laghi Primavera rischierebbe di metterne a rischio la tenuta, con conseguente pericolo di inondazioni a Pistoia.

Un'altra riflessione la faccio avendo consultato vari documenti degli ultimi due secoli.
Se nel 1300 gli allagamenti tra Pistoia e Prato servivano a rendere difficoltosi gli scontri tra le due città, nel 1500 ingegneri fiorentini si scervellavano per risolvere il problema degli allagamenti. Nel 1700 furono fatte opere di rettificazione del corso del torrente, nel 1800 furono fatte le briglie sugli affluenti pistoiesi (Vincio di Montagnana e di Brandeglio, alto Ombrone, Bure, ...), trent'anni fa i problemi c'erano e oggi nel terzo millennio ne stiamo ancora parlando.
Annibale perse più uomini per le febbri causate dalle paludi che per mano dei romani, e se guardiamo la toponomastica della piana troviamo nomi quali Isolotto, Fangacci, Pantano, Montesecco che mostrano chiaramente quali fossero le zone di ristagno idrico e quali quelle più adatte ad insediamenti.
Chi ha dato il permesso di costruire in zone che, per natura, vanno incontro ad allagamenti? Vedere la legge della Regione Toscana 21/2012, art. 2, comma 2. Se si accetta questo (e Rossi dice che non ci sono problemi), si accetta di avere l'acqua in casa.
Poi ci sarebbe il problema dei teli utilizzati in vivaistica, che accelerano il deflusso superficiale e quindi accelerano il crearsi di situazioni di rischio.

Concludo lasciando spunto per una riflessione a chi legge; è stato interessante in particolare un momento in cui, in mezzo al botta e risposta, sono seguite a ruota tre frasi:

«Basta con questi laghi! Io ho parlato con il Tuci che mi ha detto che solo un terzo della superficie sarà interessata dalla cassa d'espansione!»
«Ma lei ha visto il progetto? Se lo guarda si rende conto che tutta l'area viene occupata»
«Anche io ho parlato con il Tuci, che mi ha assicurato che la cassa d'espansione ai laghi Primavera non si farà mai!»

Un ringraziamento è d'obbligo alla Pastorale dell'Acqua e della Terra (Beni Comuni) per aver ospitato una serata di dibattito su un argomento di questa rilevanza.
Anche perché il richiamo al rispetto per il luogo ha permesso di calmare gli animi in un paio di occasioni...

mercoledì 20 agosto 2014

L'Italia sarà una repubblica oligarchica


Nel 2006 la campagna per le prime primarie del PD era pubblicizzata da manifesti con la scritta “Sono democratico perciò decido io”. Io cercai di capire se l'ossimoro fosse ignoranza o un tentativo di travisare il significato della parola democratico.
Oggi che è realizzato quel “decido io”, sento che non sbagliavo a pensare a un travisamento (come qualcuno mi confermò in quei giorni).

L'Italia, recita la Costituzione nel suo primo articolo, è una “repubblica democratica”.
Il Partito Democratico questa qualità ce l'ha nel nome.

Guardando alla riforma del Senato però io vedo che soltanto una élite di persone (consiglieri regionali) avrà facoltà di eleggere i senatori.
Stessa cosa dicasi per le Province, dove saranno solo i consiglieri comunali ad esprimersi, un'altra élite.

Ora, se le riforme non interesseranno anche il vocabolario, qui stiamo puntando verso un sistema oligarchico, dove alcuni gruppi di persone defraudano del diritto di voto i cittadini. Il suffragio universale ottenuto nel 1946 viene di fatto preso a picconate e si torna ad un suffragio ristretto, non più basato sul censo o sul sesso, ma sulla posizione politica.
I partiti, decidendo i nomi da mettere nelle liste elettorali, decidono di conseguenza chi ha il diritto di voto.

Mi piacerebbe un parere da parte degli elettori/simpatizzanti PD, perché veramente non riesco a capire come una persona di senno e democratica possa accettare questi sviluppi.


Enrico Guastini



P.S. – per chi non ricordasse, allego l'immagine di uno dei manifesti del 2006


giovedì 5 giugno 2014

Agromafie e caporalato



Dall'articolo “Agromafie, ci pensa il caporale” di Antonio Sciotto, su Il Manifesto (3 giugno 2014):


[...]
Il capo­ra­lato in agri­col­tura, secondo le stime del Rap­porto Cgil, costa allo Stato un’evasione con­tri­bu­tiva non infe­riore ai 600 milioni di euro annui. Sono almeno 400 mila, l’80% dei quali stra­nieri, i poten­ziali lavo­ra­tori in agri­col­tura che rischiano di con­fron­tarsi ogni giorno con il capo­ra­lato. Men­tre sono sicu­ra­mente 100 mila quelli che vivono una grave con­di­zione di sfrut­ta­mento lavo­ra­tivo, oltre al grave disa­gio abi­ta­tivo e igienico-sanitario.

Chi si affida a un capo­rale non solo viene sfrut­tato nei campi: da Nord a Sud, il dos­sier sfata il falso mito secondo cui il para-schiavismo si con­cen­tre­rebbe solo nel Meri­dione. Il Pie­monte ad esem­pio è molto col­pito, come anche la Lom­bar­dia, il Veneto e l’Emilia, spesso nelle coop della logi­stica o nelle aziende di con­fe­zio­na­mento. Ma poi viene spesso «accolto» in luo­ghi fati­scenti e spor­chi, senza acqua pota­bile e ser­vizi igie­nici, e lì deve vivere: magari non per­ché for­zato, ma anche solo per il sem­plice fatto che all’alba il capo­rale viene lì, e non altrove, a prenderti.

Dati da bri­vido: il 62% dei lavo­ra­tori impe­gnati nelle rac­colte non ha accesso ai ser­vizi igie­nici; il 64% non ha accesso all’acqua cor­rente; il 72% di quelli che si sono sot­to­po­sti a visita medica, ha svi­lup­pato malat­tie legate al lavoro.

E come ven­gono retri­buiti? Natu­ral­mente in nero, con ampi mar­gini di rispar­mio per le imprese rispetto al lavoro rego­lare: tra i 25 e i 30 euro al giorno, per una media di 10–12 ore di lavoro. Ma mica pos­sono tener­seli tutti. C’è la «tassa» per i capo­rali, spesso vicina al 50% del già magro sala­rio: 5 euro per il tra­sporto, 3,5 euro per il panino, 1,5 euro per la bot­ti­glietta d’acqua.
[...]


A questo link il 2° rapporto "Agromafie e Caporalato" curato per FLAI-CGIL dall'Osservatorio Placido Rizzotto.

A questo link la cartina delle zone più a rischio di sfruttamento lavorativo in agricoltura.


Il mercatino del blues...


Pistoia Blues!

Quest'anno la disposizione delle bancarelle cambia: la piazze di S. Francesco, Spirito Santo e S. Bartolomeo vedranno il concentramento delle attività (compresi concerti minori) mentre le strade rimarranno vuote.

Si chiama rinnovamento per la 35ma edizione del Pistoia Blues.

Nello spirito che ci ha contraddistinto fin dalla nostra nascita, crediamo che le persone più adatte a parlare di determinati argomenti siano i diretti interessati, che degli argomenti specifici conoscono sfaccettature che altri non colgono.

A questo link è possibile visionare l'avviso del 23 maggio con cui il Servizio Sviluppo Economico e Politiche sociali del Comune di Pistoia rende nota le nuove caratteristiche della manifestazione commerciale.

Di seguito è riportata la lettera del Collettivo Rinascita Pistoia Blues diretta all'amministrazione comunale:


Le inviamo questa lettera in merito alla nuova sistemazione delle bancarelle prevista per il Pistoia Blues 2014. questa comunicazione racchiude le volontà di molti partecipanti al mercatino. Noi chiediamo in merito alla vostra decisione chiarimenti sule sequenti tematiche:
1 – Motivazioni di questo riassetto delle bancarelle.
2 – Perché non sono stati avvertiti, o fatti partecipi ad un colloquio costruttivo, i “mercatari” che con molto impegno ogni anno cercano di realizzare un’evento afffascinante e pieno di energia, portando un’aria sempre nuova alla città e favorendone l'immagine e l'economia.
3 – Secondo una nostra previsione il togliere dal centro città le bancarelle, farà aumentare l’abusivismo, e per mantenere l’ordine sarete costretti ad aumentare i controlli, quindi il centro storico sarà scenario di grotteschi inseguimenti.
4 – Il ripensare la sistemazione in piazze marginali e logisticamente assurde farà perdere l’immagine che il festival Pistoia Blues si è fatto in 34 edizioni in tutto il mondo. Analizzando la vostra nuova sistemazione “il giro per le bancarelle” andrà perduto; partire da Piazza S. Francesco, dove sono previsti 60 banchi, proseguire per via Bozzi completamente vuota, continuare per via Curtatone completamente vuota, trovare finalmente il secondo blocco di bancarelle in Piazza Spirito Santo; non potendo proseguire per Piazza Del Duomo (ove sono ubicati i concerti), fare il giro esterno di fronte il vecchio ospedale del Ceppo in via Pacini, completamente vuota e oltretutto carrabile, arrivare dopo 600 metri in Piazza S. Bartolomeo per l’ultimo blocco. A voi lasciamo questa riflessione (evidentemente non valutata in fase di decisione).
5 - Il ritardo nella comunicazione del bando precetterà l’iscrizione di mercatari che vengono da fuori Pistoia, riducendo cosi il numero degli espositori di qualità che ogni anno hanno partecipato al mercatino del Blues raggiungendo la città da tutta Italia.
6 - Quale il ruolo e la posizione delle associazioni di categoria che rappresentano i commercianti del centro storico? Queste questioni sono state sollevate da diversi espositori. Tutti ci aspettiamo doverose risposte esaustive, non semplici risposte evasive su un eventuale “coraggioso cambiamento importante”, su tutti i punti, in quanto ci sentiamo oltraggiati ed offesi dal comportamento da Voi tenuto.

lunedì 12 maggio 2014

Lista Tsipras e visibilità

Lettera aperta alla sig.ra Paola Bacchiddu
responsabile del gruppo comunicazione della lista «L’Altra Europa con Tsipras»
venerdì 9 maggio 2014
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Immagino saranno migliaia i messaggi arrivati, quindi se il mio dovesse sfuggire lo capirei.

Sono una di quelle persone che fin dalla prima proposta della creazione di una lista con Tsipras hanno creduto di vedere una possibilità di politica diversa; un respiro più europeo e nuovo per una lista di nuova concezione. Forse questa speranza era fomentata soprattutto dalla sfiducia nel resto del panorama politico (con una eccezione per i 5stelle, che però vedo più locali che Europei – mea culpa).

In questi giorni la mia fiducia vacilla.
“È iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo.”
Io però (e molti come me) sono anni che lotto per evitare una banalizzazione della politica, una riduzione all'immagine. Quando nel 2012 fui candidato come sindaco di Pistoia su nessun manifesto elettorale c'era la mia faccia, ma erano rappresentati i temi del nostro programma, perché di quelli si doveva parlare. Essendosi lei posta di spalle, era inevitabile che il tema del contendere sarebbe diventato un altro.

Non si aspettava aspre critiche dal PD? Mi scusi, ma questa affermazione mi fa sorridere, e provo a illustrarle il perché con un sillogismo:

• abbiamo passato anni a criticare la strumentalizzazione del corpo femminile (dalla pubblicità alla politica)
• il PD oggi usa come slogan le frasi coniate dalla “società civile” (dal «basta casta» al «basta professori»)
• il PD usa come slogan la critica alla strumentalizzazione del corpo femminile

Non mi fraintenda, io capisco che la sua volesse essere una provocazione, anche solo “dedicata agli amici di Facebook” – benché FB sia una bacheca mondiale, e nulla di ciò che vi si trova resta privato; diciamo che da una responsabile della comunicazione mi sarei aspettato un po' meno di leggerezza, di ingenuità (siamo in campagna elettorale, dove ogni briciola diventa un macigno).

Mi è poi capitato ieri sera di sentire Matrix (stavo lavorando, con un orecchio teso alla tv, potrei essermi perso qualcosa), e temo di dover muovere una ulteriore critica.
Mi è parso che il tema fondamentale, come era da aspettarsi, fosse il suo fondoschiena.
Quello che avrei voluto sentire era il programma della lista Tsipras.
Mi spiego: lei, ottenuta visibilità con la foto contestata, non avrebbe dovuto cercare di giustificare tale scelta di fronte alle telecamere, ma illustrare i motivi per cui Tsipras rappresenta una possibilità.
Le chiedono se si è sentita offesa? Lei risponde con il programma della lista.
La incalzano con i vari “zoccoletta” e “chiappetta rossa”? Lei risponde ancora con il programma.
La paragonano ad altre “ragazze immagine” della politica? Ancora il programma.

In questa maniera lei avrebbe potuto marcare una distanza enorme tra chi fa “informazione” solo se vede un emisfero roseo e chi invece sostiene un progetto politico. Avrebbe potuto ridicolizzare direttori di giornali e mostrare la pochezza di politici. Avrebbe potuto dimostrare con i fatti prima che con le parole che la sua era una mera provocazione alla quale tutti hanno tristemente abboccato.

Capisco che trovandosi ad essere l'oggetto del contendere non sia così facile pensare lucidamente ad una strategia di “attacco gentile”, ma temo che abbia sprecato un'opportunità meravigliosa.
E parallelamente oggi si parla più del bikini che della lista, con grande sdegno di potenziali elettori che si sono sentiti tirati dentro alla solita politica fatta di ammiccamenti prima che di proposte.

Cordiali saluti.

Enrico Guastini

venerdì 9 maggio 2014


Documento sui pesticidi elaborato da Luciano Michelacci
per l'Alleanza Beni Comuni.




PESTICIDI




La definizione dei pesticidi è: categoria di composti chimici utilizzati per combattere parassiti e altri organismi dannosi per l'uomo, gli animali e le piante (come insetti, funghi, muffe, roditori, erbe o nematodi). Per la loro stessa natura i pesticidi risultano pericolosi all'uomo o agli altri animali, in quanto il loro scopo è di uccidere o danneggiare gli organismi viventi. A seconda come si vogliono presentare vengono chiamati anche: fitosanitari o agro farmaci  o fitofarmaci.
L'intossicazione da fitofarmaci può provocare: cancro, abbassamento delle difese immunitarie, malattie e malformazioni nel feto, allergie, sterilità, danneggiamento nella trasmissione degli impulsi nervosi. 
I pericoli maggiori sono per i bambini.

Oggi in Europa

Ogni anno vengono sparse nell’ambiente 220.000 tonnellate di pesticidi: 108.000 tonnellate di fungicidi, 84.000 tonnellate di erbicidi e 21.000 tonnellate di insetticidi. Se ci aggiungiamo le 7000 tonnellate di “regolatori della crescita” questo equivale a mezzo chilo di sostanze attive per ogni cittadino europeo. 
La persistenza dei pesticidi nell’ambiente è conferma da molte analisi, tra cui una recente indagine dell’ISPRA ( Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che dice:
“…….Sono ancora largamente presenti, nelle falde acquifere superficiali e sotterranee,  sostanze ormai fuori commercio, come l’atrazina (bandita da oltre due decenni) e la simazina vietata in anni più recenti. Tale presenza è evidentemente il residuo di una contaminazione dovuta al forte utilizzo delle sostanze nel passato e alla loro elevata persistenza ambientale.”
La legge regola i limiti massimi per ciascun principio attivo dei pesticidi, ma non dice niente riguardo al multi residuo, ciò la presenza di più pesticidi nello stesso campione.
Analisi Lega ambiente 2012 nella provincia di Bolzano: il frutto sano per antonomasia: la mela, contaminata da più residui nell'65% dei casi (anche con 4 e 6 diverse sostanze contemporaneamente).
Per dare un’idea della presenza di pesticidi in tutto l’ambiente riporto questa indagine (Fonte: IASMA - Unità Sperimentale Agraria, Convegno Sernaglia (TV) 16 dicembre 2011):
“I contadini quando irrorano i pesticidi sono protetti da maschera e tuta. Quando invece lavorano nel vigneto non hanno alcuna protezione. Esaminando le urine degli agricoltori prima e dopo i trattamenti e prima e dopo i vari lavori eseguiti nella vigna si è visto come gli inquinanti presenti nelle urine sono poco superiori alla media dopo il trattamento con i pesticidi, mentre sono quasi 4 volte superiori alla media dopo l’operazione di legatura tralci o altre operazioni abituali, cioè quando non sono protetti. Questa è la condizione dei cittadini che vivono vicino alle colture, non hanno la tuta e la maschera che li protegge ed assorbono dosi massicce di veleni.” 
Secondo David Pimentel, professore di Agricoltura e scienze della vita alla Cornell University:
“Meno dello 0,1% dei pesticidi applicati per il controllo degli agenti nocivi raggiunge il bersaglio. Più del 99,9% dei pesticidi migra nell’ambiente, e qui aggredisce la salute pubblica, contaminando il suolo, l’acqua, l’atmosfera dell’ecosistema. Poiché, per un grammo di proteine che produce, un bovino deve mangiare 16 grammi di proteine vegetali; la concentrazione di residui di pesticidi nella carne è maggiore che nei vegetali, oltretutto negli allevamenti intensivi viene fatto largo uso di medicine per scongiurare malattie da stress e sovraffollamento.”
In altre parole troviamo i pesticidi in tutto l’ambiente e in tutti gli alimenti, come detto sopra i pesticidi sono stati fatti per uccidere, non ha quindi senso parlare di limiti ammessi per legge, ci sono tracce di pesticidi nell’ambiente e in quello che mangiamo, se queste tracce sono minime uccidono poco, se sono alte uccidono molto, ma uccidono sempre.
Le industrie chimiche nei nomi dei loro prodotti, nelle loro pubblicità, adoperano linguaggio di guerra (uccidere, sterminare …).  
Una delle conseguenze dell'uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura è l'aumento delle "resistenze". In altre parole i microrganismi o le piante infestanti col tempo si adattano ai veleni fino a diventare immuni. Ne consegue che per combatterli occorre aumentare le dosi e la tossicità delle sostanze. Si è calcolato che le piante resistenti ai pesticidi sono passate da 10 nel 1938 a 402 nel 1980 a 650 nel 1991. 
Poiché esistono diversi metodi e/o lavorazioni che possono sostituire con efficacia i pesticidi chimici, usiamoli.

Alternative ai pesticidi

Scelta di varietà resistenti alle malattie, uso di esche per la cattura, uso di odori che confondono gli accoppiamenti, uso di pesticidi completamente derivati dalle piante, piantagione assieme alla coltura principale di specie repellenti per insetti, semine di sovesci, piantagione miste di specie con diversa profondità dell’apparato radicale evita la nascita di infestanti, uso di pacciamatura, etc.
Il miglior metodo per evitare i pesticidi  è senz’altro la biodiversità, laddove esiste la biodiversità nessun organismo può prendere il sopravvento. Questo principio è esattamente il contrario delle azioni delle industrie chimiche,: riducono il più possibile le varietà per uniformare la loro produzione di semi, la diminuzione della biodiversità porta ad un uso sempre maggiore di pesticidi. Con i profitti realizzati vendendo veleni, le multinazionali del chimico stanno comperando le industrie farmaceutiche, prima ci vendono i veleni facendoci ammalare, poi ci vendono le medicine per curarci ( sospetto che siano gli stessi veleni con altri nomi).

Azioni

Porre la massima attenzione alla provenienza di ciò che mangiamo, se tutti mangiamo biologico, le aziende che producono con metodi chimici dovranno convertirsi, attualmente in Toscana su 40.00 aziende agricole solo 4.000 sono biologiche. 
Frutta e verdura solo di stagione, per produrre fuori stagione occorrono troppi trattamenti.
Sviluppare il più possibile l’agricoltura familiare e di prossimità e i mecati locali, la migliore garanzia di salubrità è la conoscenza diretta del produttore e del luogo dove opera.
Ricordarsi che il 13% dei pesticidi è usato solo per migliorare l’aspetto dei cibi.
Il 25% della produzione mondiale di pesticidi viene usato nella coltivazione del cotone, pensate quanti veleni in meno se comperiamo solo cotone biologico.
Diffondere con tutti i mezzi possibili queste informazioni, informatevi, si trovano centinaia di libri, di articoli in internet, di ricerche, sui temi sopra detti. Parlatene con amici, conoscenti, compagni di lavoro.






Le grandi produttrici di veleni:

Big agro: Basf Agro SAS, Bayer CropScience, Dow AgroScience, DuPont, Monsanto e Syngenta

Big pharma: Pfizer, Glaxo Smith Kline, Johnson & Johnson, Merck, Novartis, Astra Zeneca, Roche, Bristol-Myers Squibb, Wyeth (Pfizer), Abbott Labs.

martedì 11 febbraio 2014

Frane e alluvioni

Scuole chiuse, strade impraticabili, case, negozi, capannoni invasi dall'acqua, frane in montagna e in collina, frazioni isolate, ferrovie bloccate. Visto che da un po' di tempo, come accade ormai ogni volta che piove, si alzano numerosissime le voci che lamentano danni e inefficienze, proviamo a condividere due riflessioni tratte dalla prefazione di una tesi di dottorato, nella speranza di aprire uno spiraglio di comprensione sull'argomento (non certo nuovo) e sulle responsabilità.


lunedì 3 febbraio 2014

Comunicato di Viva la porrettana viva


In seguito all'evento franoso che il 5 Gennaio scorso ha colpito la linea ferroviaria, nei pressi della stazione di Corbezzi, il Comitato Viva la porrettana viva ha palesato le sue preoccupazioni alle istituzioni toscane (Comune, Provincia e Pistoia) e ha presentato loro una proposta su come poteva venire organizzato al meglio un servizio sostitutivo.

Ad oggi non sono state ottenute risposte in merito; ad un mese dall'accaduto non sappiamo ancora quale sarà il nostro destino, quale è stata la reale entità del danno, quali i tempi necessari per il ripristino e la messa in sicurezza della linea.

Troviamoci il 9 Febbraio a La Cugna (ore 9:30, nel piazzale antistante il Ristorante, S.S. 64) per una passeggiata dimostrativa, per continuare a tenere alta e viva l'attenzione sulla nostra Porrettana, per difendere il nostro futuro!

È importante la partecipazione: si chiede la cortesia di diffondere il volantino dell'iniziativa!





















Per qualsiasi info sull'evento, potete contattare il Comitato Viva la porrettana viva (a questo indirizzo mail) o visitare la pagina del gruppo Facebook “Salviamo la Porrettana”.


Saluti 

Il Comitato Viva la porrettana viva

domenica 26 gennaio 2014

Ospedali, ovvero: tutto il mondo è paese

Era già successo a Susa (TO) che il reparto di ostetricia venisse soppresso, prima tappa della riduzione del servizio sanitario. Se serve l'ospedale, si va a Torino: 60 km.
Qui, a Pistoia, è l'ospedale della montagna, quello di San Marcello, che rischia la dismissione, con buona pace di chi ha un incidente in montagna (strada o pista che sia). Ospedale più vicino: Pistoia, 30 km, sperando che sulla strada delle ghiacciaie non ci siano problemi per l'ambulanza.
Adesso tocca all'ospedale di Porretta Terme, di nuovo partendo dal Punto Nascita. L'ospedale di Bologna è a 70 km.

Il “rinnovamento” della Sanità pubblica sta creando problemi e disservizi ovunque; l'idea è ormai quella dell'azienda che deve generare principalmente profitto mentre il rispondere alle necessità degli utenti passa in secondo piano.

Quello che segue è il volantino che arriva dalla valle del Reno, dove si trovano ad affrontare il problema in questo inizio 2014.