domenica 5 maggio 2013

Comunicato ai pistoiesi


Il 23 aprile commentavamo la situazione politica nazionale con queste parole:

La Lista Civica Ecologista “Per un'altra Pistoia” si riconosce nelle parole di Ugo Mattei: il Presidente della Repubblica è il garante della Costituzione e la deve rispettare alla lettera.
Napolitano l'ha interpretata in maniera opinabile in più occasioni:
 • quando ha dato mandato al Governo dei tecnici nel 2011 anziché indire nuove elezioni;
 • quando ha preteso da Bersani che cercasse di costituire il Governo con garanzie di solidità non previste;
 • quando, ignorando i molteplici tentativi di elezione del Capo dello Stato che in passato hanno raggiunto numeri elevati di scrutini (23 con Leone), ha imposto la risoluzione immediata accettando un rinnovo del mandato assolutamente anomalo.
La Costituzione prevede una separazione dei poteri per evitarne l'accentramento, mentre ad oggi si intraprende (in maniera anche poco velata) la direzione di un presidenzialismo, sostenendo l'opportunità di modifiche costituzionali.
Il PD, non sostenendo la candidatura di Rodotà, ha affossato uno specchiato garante dei diritti dei cittadini e prospetta oggi un Governo con il PDL a tutela dei mercati, un Governo che di fatto esclude il gruppo maggiormente votato; il M5S e i suoi elettori non sono quindi ritenuti degni di considerazione.
Lasciano sgomenti le esternazioni dei Parlamentari che ogni giorno si stupiscono delle reazioni dei cittadini (“Mai avrei immaginato di essere contestato», «La base non l'ho sentita», ...), confermando come una «alta politica» sia del tutto sconnessa dai suoi stessi elettori.
Citando Altan:
   «Poteva andare anche peggio.»
   «No.»


A fronte degli ultimi sviluppi abbiamo creduto che fosse il caso di divulgare una richiesta di aggregazione nella speranza che sia possibile riprendere le redini di una politica che sembra impazzita:


La Lista Civica Ecologista “Per un'altra Pistoia” prende atto dei recenti sviluppi politici a livello nazionale: si configura un Governo di “larghe intese”, formula rassicurante con la quale un PD orfano di quasi 4 milioni di voti (scelte condivise?) ha teso la mano al PdL, che ne ha persi quasi 6 milioni (altre scelte condivise?), di fatto resuscitandolo e regalandogli ministeri di rilievo quali Interno e Infrastrutture; “tecnici” ed esponenti di Scelta Civica, dopo l'esperienza non esaltante del Governo Monti, ottengono altri ministeri importanti (Economia, Lavoro); al primo partito d'Italia (M5S) non spetta nulla.
La volontà popolare è stata tradita. 
Peraltro, i giornali e le televisioni decantano quasi all'unisono i pregi del nuovo governo, così come un mese fa lodavano le distanze tra PD e PdL e tre mesi fa incensavano il Governo Monti.
Stampa in funzione del potere, dove lo spazio per i fatti è sempre meno.
La prostrazione ai mercati si sente nelle parole del Presidente del Consiglio Letta: «Dobbiamo creare lavoro per far ripartire l'economia», il benessere del Paese non conta.
Inquietante il Ministro dell'Economia Saccomanni: «L'unica possibilità è ridurre la spesa pubblica», quindi scuola, sanità, servizi, ma non le grandi opere, sempre considerate “strategiche”.
Il nuovo Governo sembra parlare di economia senza considerare che il recente ed autorevole studio targato Harvard (Reinhart e Rogoff, 2010) che giustifica le misure di austerity messe in campo dall'Unione europea è stato smentito dal dottorando Thomas Herndon e dagli stessi autori.
Colpa o dolo?
Il mantra delle “riforme” mira a cambiare la Carta Costituzionale per ottenere la «massima estensione e concentrazione della proprietà privata, producendo involuzione politica, sociale e culturale», la «riduzione di ogni rapporto umano allo scambio di mercato» (Ugo Mattei, “Contro riforme”, 2013).
A questo punto, visto anche il fermento che si riscontra in tutta Italia, reputiamo opportuno cercare di creare un'aggregazione di tutte quelle realtà che si impegnano sul territorio in difesa dei diritti fondamentali e della dignità dei cittadini.
Vediamo la necessità di cambiare radicalmente i postulati che indicano la strada alla politica, sostituendo la centralità dei mercati con la centralità dell'individuo e della comunità: diritto all'istruzione, alla salute, al lavoro non sono negoziabili; la trasparenza delle istituzioni e la partecipazione democratica alle decisioni sono caratteri imprescindibili per la maturità di un Paese.
I partiti che un tempo erano portatori di questi principi sono spariti, spazzati via dalla rincorsa al PIL e dagli accordi fatti in nome dell'interesse privato.
È giunto il momento di fare uno sforzo collettivo per creare una nuova base, un substrato su cui innalzare una proposta politica in funzione di e costituita da cittadini.
Un raggruppamento che non basi la propria esistenza su una persona di riferimento (come è successo per il M5S o Rivoluzione Civile), bensì su assemblee territoriali che portino avanti discussioni e propongano soluzioni per le problematiche che oggi rendono drammatica la situazione italiana.

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