lunedì 26 novembre 2012

Finanziamenti a scuole paritarie


Il 15 novembre è stato approvato l'ennesimo finanziamento statale per le scuole paritarie.
Ho chiesto lumi al deputato del PD Simonetta Rubinato, colei che ha presentato l'emendamento relativo e che si era espressa in questi termini:
Si tratta di una battaglia vinta a favore delle famiglie e in particolare della rete delle scuole paritarie.
Come ella stessa sostiene:
dall’esame della Relazione Tecnica ho scoperto che l’art. 8, comma 17, del disegno di legge di stabilità, che prevede l’attribuzione alle regioni di 223 milioni di euro a sostegno delle scuole non statali (per rimediare al taglio del 50% dei fondi ereditato dal Governo Berlusconi), di fatto, non consente l’utilizzo delle somme stanziate, perchè la somma viene data alle regioni che le possono però erogare solo nei limiti del loro patto di stabilità, che è stato ulteriormente inasprito di un ulteriore miliardo dall’art. 5 della stessa Stabilità
Poiché:
la Corte Costituzionale nella sentenza n. 50 del 2008 ha affermato che la natura delle prestazioni fornite dalle scuole dell’infanzia paritarie, “le quali ineriscono a diritti fondamentali dei destinatari, impone che si garantisca continuità nella erogazione delle risorse finanziarie”
l'Onorevole ha quindi presentato un emendamento per togliere quei fondi dal patto di stabilità, rendendoli direttamente spendibili dalle Regioni e di fatto facendoli traslare direttamente dallo Stato alle scuole non statali.
Altro riferimento normativo al quale chiede appiglio è:
la legge 62.2000 sulla parità scolastica. L’art. 1 stabilisce che il sistema pubblico dell’istruzione è costituito dalle scuole statali e da quelle paritarie non statali e comunali. In forza di questa legge lo Stato apposta dei fondi per le scuole paritarie


Provo a fare un sillogismo:
1) «Si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti in particolare per quanto riguarda l’abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, le istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali»
– l. 10 marzo 2000, n. 62 (“ Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione”), art. 1, comma 2
2) "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato."
– Costituzione, all'art. 33
3) Quindi: le scuole paritarie non devono costituire oneri per lo Stato.


Da ricordare che secondo la stessa legge 62/2000 citata (art. 1, comma 1):
Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, comma 2 della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali.



Leggo dei 500 milioni destinati alle scuole paritarie per il 2013, o dei 535 milioni nel 2007, e non posso fare a meno di ripensare a quelle parole: “senza oneri per lo Stato”.
Il finanziamento, fatto nel 2007 con Prodi come nel 2010 con Berlusconi o nel 2012 con Monti, continua a sembrarmi incostituzionale, essendo chiaramente escluso dall'articolo 33.

Mi trovo in imbarazzante disaccordo con la Corte Costituzionale: com'è possibile che uno dei più alti organi del Paese possa imporre la garanzia di “continuità nell’erogazione delle risorse finanziarie” in netto contrasto con i principi espressi dalla Carta che lo stesso organismo dovrebbe tutelare?
Se lo Stato ha una carenza forse la dovrebbe colmare, non mettersi in contrasto con la propria Costituzione. Nel momento in cui si accetta di poter ignorare i dettami costituzionali per il bene di un gruppo di persone, tutto l'impianto di leggi perde il proprio significato: passa il principio che «se una legge mi crea un disagio non la seguo», inventando interpretazioni ad hoc.

Io non metto in dubbio il fatto che oggi l'assenza degli istituti parificati renderebbe impossibile fornire un'istruzione capillare e generalizzata, e per questo motivo mi sembrerebbe svantaggioso eliminare tutti i finanziamenti di punto in bianco (giudizio squisitamente umanitario; l'etica vorrebbe che si seguissero le leggi, e quindi che i finanziamenti fossero portati subito a zero).
Una politica seria vedrebbe una riduzione delle spese assurde fatte dallo Stato, con conseguente investimento nelle scuole statali e una parallela riduzione fino all'eliminazione totale dei contributi alle scuole paritarie (per rientrare in quanto previsto dalla Costituzione).

L'On. Rubinato ha parlato di costi per lo Stato, stimando in 6 miliardi di euro le spese per far sì che lo Stato possa colmare le proprie carenze in ambito scolastico, e io le rispondo in euro:

 • per i caccia F-35 si tratta di spendere 10 miliardi, anche se ultimamente qualcuno parlava di 13-14 miliardi (anche qui ricordo la Costituzione, art. 11 – e non mi si venga a dire che un cacciabombardiere è strumento di difesa...); meglio avere scuole o aerei da guerra?

 • l'AV Torino-Lyon, opera inutile e potenzialmente molto dannosa per salute pubblica (amianto, uranio) e ambiente (falde idriche), dovrebbe costare, secondo le stime più ottimistiche e senza tutta una serie di infrastrutture accessorie (la cui assenza renderebbe la linea ancora più assurda) intorno ai 10 miliardi; per l'opera completa, nel 2006 si parlava di 22, che ad oggi (se non erro) dovrebbero essere intorno ai 26 miliardi di euro;

 • il Ponte sullo Stretto di Messina prevede più di 8 miliardi di costo, mentre la società che da 31 anni ci mangia sopra senza aver realizzato nulla (in 31 anni...) ha già intaccato per circa 300 milioni le finanze pubbliche.

Mi fermo qui, anche se ci sarebbero tutta una serie di spese minori (dell'ordine dei milioni di euro) che impegnano l'Erario senza restituire nulla al Paese.


Riassumo: la Costituzione è la base del nostro ordinamento, e non può essere disattesa.
Evidentemente, nessuno dei Governi che si sono succeduti ha risolto il problema, e questo ha portato a una situazione complicata, ma mantenere la condizione di incostituzionalità non è una soluzione.

Noi (il sottoscritto, la lista tutta e, oso credere, la maggioranza dei detrattori del finanziamento alle scuole paritarie) stiamo dalla parte della legalità.
E a favore della realizzazione di priorità di spesa che non vadano verso l'interesse finanziario di qualche grande gruppo (Lockheed, Intesa-SanPaolo o CMC non fa differenza) bensì verso i bisogni dei cittadini e la tutela dei loro diritti fondamentali.

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